Ucraina, Putin chiede via libera per intervento militare. Ok da camera alta

Il presidente, facendo appello alla Costituzione, ha giustificato la sua decisione al Senato “per normalizzare la situazione straordinaria che si è creata nel Paese e scongiurare le minacce alla vita dei cittadini russi”

 

Se non è già guerra, poco ci manca. E lo spettro dell’intervento militare russo in Ucraina ormai non è più un’ipotesi. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, ha presentato al Consiglio della federazione russa, la camera alta del Parlamento, “una richiesta di utilizzo delle forze armate in territorio ucraino per normalizzare la situazione socio-politica nel Paese, in relazione alla situazione che si è creata e ad una minaccia alla vita dei cittadini russi”. La richiesta di Putin è stata approvata all’unanimità dall’organo di governo.

MANOVRE MILITARI E TENSIONE – La svolta politica al nascente conflitto è arrivata dopo manovre militari sintomatiche delle intenzioni bellicose di Mosca, le cui truppe non avrebbero invaso solo la Crimea. La testata online Tizhden.ua, infatti, segnala una colonna di mezzi blindati di Mosca in movimento nella regione di Zaporizhia, nell’Ucraina sud-orientale. In attesa di conferme ufficiali, anche oggi sono continuate le azioni militari nella Crimea “invasa venerdì 28 febbraio”, come denuncia Kiev. “Trenta blindati e altri seimila soldati russi sono stati inviati a Sebastopoli” ha reso noto il ministro della Difesa ucraino, Igor Peniuk, il quale ha aggiunto che le manovre di Putin sono iniziate senza “preavviso o il permesso dell’Ucraina, in contrasto con i principi di non ingerenza negli affari degli stati confinanti”.

Non solo. Il quartier generale della guardia costiera ucraina a Sebastopoli, capitale della Crimea, è stato sotto assedio da parte di 300 uomini armati che hanno detto di essere stati inviati dal ministro della Difesa russo con l’ordine di occupare il sito. Nonostante ciò l’Ucraina si è rifiutata per il momento di rispondere “con la forza” alla “provocazione” russa, dopo il dispiegamento di militari sul territorio della repubblica autonoma. La conferma è arrivata dal nuovo primo ministro ucraino, Arseni Yatsenyuk. Una “precisazione” che dice molto della tensione in corso, e che arriva dopo l’appello del premier filorusso della repubblica autonoma di Crimea, che – secondo la tv di stato russa – ha chiesto l’aiuto del presidente russo Vladimir Putin per restaurare la “pace e la calma” nella regione. E la risposta del Cremlino non si è fatta attendere. “La Russia non ignorerà questa richiesta”, ha dichiarato un responsabile dell’amministrazione presidenziale russa alla Ria Novosti.

DIPLOMAZIE A LAVORO, MA SENZA RISULTATI – Dalle parole ai fatti il passo è breve: oggi, infatti, c’è stata la dimostrazione plastica di questa volontà, con l’invio di nuove truppe. Secondo l’agenzia di stampa Interfax, inoltre, forze russe stanno cercando di assumere il controllo di una base missilistica antiaerea in Crimea. Non si è fatta attendere la presa di posizione degli Stati Uniti. Dopo che ieri Barack Obama aveva detto di considerare grave l’ingerenza di Mosca in Ucraina, oggi dalla Casa Bianca hanno commentato il via libera all’uso della forza da parte del parlamento russo: “Stiamo monitorando da vicino la situazione, consultandoci con nostri partner, e considerando i costi potenziali, le conseguenze di cui il presidente Obama ha parlato ieri”. Una presa di posizione  che non è piaciuta a Mosca. Per tutta risposta, la commissione esteri del Senato ha chiesto a Putin di richiamare l’ambasciatore russo negli Stati Uniti in relazione alle affermazioni di Barack Obama sull’Ucraina.

Anche l’Europa non è rimasta a guardare. Su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà una riunione straordinaria sui drammatici sviluppi della crisi ucraina alle 14 di New York, le 20 in Italia.La Nato e i suoi alleati, invece, hanno fatto sapere che stanno seguendo con “grande attenzione” la crisi tra Mosca e Kiev e “continuano a consultarsi” sugli sviluppi della situazione in Ucraina. E’ quanto si apprende da fonti dell’Alleanza le quali ricordano che la posizione della Nato su quanto sta accadendo in Ucraina e in Crimea è stata già espressa “molto chiaramente” e resta immutata.

PUTIN “NORMALIZZARE LA SITUAZIONE E PROTEGGERE I RUSSI” – Il presidente russo , richiamandosi alla costituzione russa, “punto G, parte prima, art 102″, ha giustificato la sua richiesta al Senato russo di inviare truppe in Ucraina per “normalizzare la situazione straordinaria che si è creata” e per proteggere “i cittadini russi, e i militari russi dislocati in conformità ad un accordo internazionale in territorio ucraino”. Il consiglio della Duma, la camera bassa del parlamento russo, nel frattempo aveva approvato a nome di tutti i deputati un appello in cui si chiede a Putin di prendere “tutte le misure per stabilizzare la situazione in Crimea e di usare tutte le possibilità disponibili per proteggere la popolazione della Crimea dall’arbitrio e dalla violenza“. Approvata anche una dichiarazione in cui esprime “profonda preoccupazione per gli sviluppi della situazione socio-politica in Ucraina e apprensione per l’escalation della crisi politica”. Allo stesso tempo, però, dall’Ucraina si cerca una via diplomatica per evitare il precipitare della situazione. Il ministero degli esteri Andrei Deshizia, infatti, ha auspicato oggi un “dialogo reale” tra Kiev e Mosca “anziché scambiarsi ogni giorno note diplomatiche”. “Dio ci guardi che la diplomazia delle note si trasformi in una guerra delle note”, ha osservato. “Noi vogliamo il dialogo con la Russia, non dobbiamo passarci pezzi di carta, io parlo russo, posso comunicare”, ha detto. Deschizia ha preannunciato una nota del suo ministero per smentire il blitz al ministero dell’Interno della Crimea, di cui Mosca ha accusato Kiev. Tutto vano. Di parere opposto, invece, l’ex pugile Vitali Klitschko, uno dei leader della protesta che ha portato alla destituzione in Ucraina del presidente Viktor Ianukovich, ha chiesto la mobilitazione generale dell’esercito ucraino contro “l’aggressione russa”.

REFERENDUM ANTICIPATO – Da Mosca, infatti, nessuna mano tesa. Anzi. La presidente del consiglio della Federazione russa Valentina Matvienko non aveva escluso l’ipotesi di inviare truppe in Ucraina (cosa poi effettivamente avvenuta). “E’ probabile in questa situazione introdurre truppe limitate, ma la decisione spetta al presidente Putin”, ha aggiunto. Dal Cremlino, inoltre, hanno fatto sapere che uomini armati “mandati da Kiev” hanno cercato di assumere il controllo del ministero dell’Interno della Crimea la scorsa notte. La denuncia parte dal ministero degli Esteri russo: “Sconosciuti armati inviati da Kiev hanno fatto il tentativo di assumere il controllo del ministero dell’Interno… Come conseguenza di questa pericolosa provocazione, alcune persone sono rimaste ferite”, ha commentato la fonte citata dall’Itar-Tass. “Grazie all’azione decisiva di unità di autodifesa il tentativo è stato sventato”. Sul fronte strettamente geopolitico, inoltre, da registrare una netta accelerazione di Mosca verso l’eventuale annessione della russofona Crimea e l’aumento del numero di residenti con passaporto russo: il parlamento esaminerà la proposta di legge del partito di centro sinistra Russia Giusta, per facilitare l’assorbimento di nuovi territori nel Paese: basterà un referendum, come quello già indetto in Crimea, senza trattati internazionali. La mossa virtualmente potrebbe essere estesa anche alle due regioni secessioniste della Georgia, Abkhazia e Ossezia del sud, già riconosciute da Mosca. Il Partito Russia Giusta ha presentato inoltre un altro disegno di legge per facilitare la concessione della cittadinanza russa agli ucraini: la proposta sarà esaminata l’11 marzo. Le minacce a cittadini russi all’estero, o le violazioni dei loro diritti, potrebbero essere usate come pretesto per un intervento militare, come successe in Ossezia del sud dopo l’offensiva militare lanciata dall’allora presidente Saakashvili. Sui tempi del referendum, invece, si parla di una anticipazione dal 25 maggio al 30 marzo prossimo. Lo ha confermato il portavoce del premier filo russo della Crimea Serghei Aksenov.

La crisi in Ucraina è peggiorata nella giornata di venerdì, quando le truppe russe hanno invaso la regione della Crimea. Inoltre il presidente ucraino ad interim nominato la scorsa settimana, Aleksandr Turcinov, ha chiesto a Putin di far cessare la “aggressione non dissimulata. Mi rivolgo personalmente al presidente Putin – ha detto Turcinov in un messaggio alla televisione – per chiedergli di fermare immediatamente la sua aggressione non dissimulata e di ritirare i suoi militari in Crimea. Secondo il presidente ad interim, si tratta di una provocazione di Mosca: “Si provoca il conflitto e poi si annette il territorio”, ha detto. Turcinov ha anche affermato che “l’esercito ucraino non sta rispondendo” alle provocazioni. Turcinov ha inoltre definito “illegale” l’elezione a premier della Crimea del leader del partito Unità russa Serghiei Aksionov. Aksionov è stato eletto il 27 febbraio in un parlamento occupato da uomini armati filorussi e ha definito presidente “legittimo” il deposto Viktor Ianukovich.

MANIFESTAZIONI FILORUSSE A DONETSK E CHERASON- Il fronte filorusso, inoltre, sembra allargarsi anche in altre parti dell’Ucraina. Diecimila manifestanti, infatti, sono scesi in piazza a Donetsk, feudo dell’ex presidente Viktor Ianukovich nell’Ucraina sudorientale, per protestare contro il nuovo potere insediatosi a Kiev. Lo riferisce una giornalista dell’Afp. I manifestanti hanno scandito “Russia,Russia” sventolando bandiere russe mentre su un podio improvvisato si alternavano oratori improvvisati che hanno dichiarato di sostenere “l’aspirazione della Crimea a unirsi alla Russia”. La bandiera russa è stata issata anche sul palazzo dell’amministrazione regionale. Inoltre, il comandante degli insorti filorussi locali (Milizia del popolo del Donbass), Pavel Gubarev, è stato eletto governatore e ha subito ordinato di mettere in piedi un accampamento di tende nella piazza davanti al palazzo della Regione. Lo fa sapere l’agenzia Interfax.

Decine di dimostranti filorussi, inoltre, hanno dato vita ad una manifestazione nel centro di Cherason, la città che si staglia alle porte della Crimea, nel Sud dell’Ucraina. ‘No al fascismo’, gridano i manifestanti riferendosi alla presa del potere dell’opposizione a Kiev. Pochi chilometri a sud della città c’è il primo imponente check-point dei movimenti pro Russia della Crimea, controllato dai cosacchi russi. Inoltre un gruppo di 300 insorti filorussi ha occupato il palazzo dell’amministrazione regionale di Kharkiv, nella zona orientale a prevalenza russofona. Lo riferisce l’agenzia Interfax precisando che si sono sentiti colpi d’arma da fuoco sia all’interno che all’esterno dell’edificio e che ci sono stati un centinaio di feriti, almeno secondo quanto riporta l’agenzia Itar-tass. L’assalto è avvenuto al termine di una manifestazione pro-Mosca a cui hanno partecipato 20mila persone. Durante il blitz sono rimaste ferite decine di persone.

LA MINACCIA DEL GAS – Ma la partita Ucraina-Crimea-Russia non è solo politica o militare. Lo dimostra la pressione esercitata da Gazprom su Kiev a poche ore dall’arrivo dei soldati russi. L’Ucraina ha “un’enorme” debito di gas non pagato alla Russia pari a 1,55 miliardi di dollari, fa sapere il gigante dell’energia russo sottolineando che il prezzo di favore accordato a Kiev da Mosca potrebbe essere messo in discussione. “Abbiamo buoni rapporti con l’Ucraina, il transito funziona, bisogna solo pagare il gas… Al momento gli arretrati del pagamento ammontano a 1,549 miliardi di dollari”, ha detto un portavoce di Gazprom, Serghiei Kuprianov, all’agenzia russa Ria Novosti.

“BOICOTTIAMO IL G8 DI SOCHI” Barack Obama venerdì ha dichiarato che le violazioni non resteranno senza conseguenze. Ora la Casa Bianca fa sapere che il presidente Usa sta pensando di non essere presente al prossimo vertice del G8 in programma a giugno a Sochi, come prima conseguenza della crisi Ucraina. Anche gli alleati europei starebbero pensando al boicottaggio del summit. Al presidente americano risponde Il vicepresidente del Senato russo Iuri Vorobiov: ”Con la sua dichiarazione che la Russia la pagherà cara per la sua politica, il presidente Obama ha oltrepassato la linea rossa, ha insultato il popolo russo”.


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