Elia Cicerchia: il giostratore che tutti i quartieri vorrebbero avere

Si disputa dal 1931, è la Giostra del Saracino di Arezzo; quattro quartieri, otto giostratori e un buratto da colpire. Per gli amanti della storia ricordo che la Giostra del Saracino è un’antica competizione cavalleresca; affonda le sue origini nel medioevo e consiste nel colpire un bersaglio, posto sullo scudo del Buratto, Re delle Indie, che lo stesso tiene sul braccio sinistro. Più ti avvicini al centro, più hai la possibilità di vincere la gara. La Giostra è una manifestazione vissuta dagli aretini intensamente nelle due edizioni: quella di giugno, appena conclusasi e quella di settembre. Ancora non sono terminati i festeggiamenti per la vittoria del quartiere di  Porta Santo Spirito che già si pensa alla rivincita da parte degli altri quartieri.

La vittoria di questa edizione passa dal “colpo al buratto” che Elia Cicerchia, giostratore del quartiere vincitore, ha dato in una piazza gremita e festosa. Lo incontro, per le vie della città e lo fermo; subito la curiosità di conoscere un ragazzo che vive la propria post adolescenza con il carattere di un uomo maturo che sa quello che vuole. Si schernisce, ma accetta la mia intervista ed eccolo qua Elia, un ragazzo dal volto pulito che ha un obiettivo da perseguire sempre: vincere la Giostra

Elia, quando ti sei avvicinato per la prima volta alla Giostra del Saracino?

“La passione per la Giostra è nata dopo quella per l’equitazione. Ho iniziato a montare a cavallo da bambino, era il mio passatempo preferito, solo negli anni ho iniziato ad avvicinarmi al mondo del Saracino. Nel 2008, Carlo Farsetti mi chiese se mi volessi provare a fare qualche carriera insieme a lui. Avevamo i cavalli nella stessa struttura, vicino al campo prova di Santo spirito, dove adesso sono le scuderie del Quartiere. Da quel momento è partita la mia avventura come cavaliere GialloBlu! Possiamo quindi dire che è stata pura causalità, non pensavo che mi avrebbe stravolto la vita.”

Sei aretino?

“Si, mi ritengo Aretino ma non “purosangue”. Sono nato a Montevarchi e cresciuto a Ponticino, ma ho sempre frequentato le scuole ad Arezzo. Ho vissuto le realtà di Città e di Paese avendo amicizie ed impegni all’interno di entrambi i contesti. Alcuni amici scherzando mi chiamano “Elia da Ponticino”, a me fa piacere. Adesso vivo ad Arezzo da diversi anni.”

 

Come vivi Elia la Tua dimensione di giostratore durante l’anno, quando cominci a sentire la pressione della Giostra

 “Arezzo è una cittá piccola dove quasi tutti si conoscono e per la maggior parte delle persone sono un giostratore tutto l’anno, come se avessi un ruolo per la città. Sono conosciuto e giudicato per ciò che faccio in piazza e non per la persona che sono realmente. Da ragazzino soffrivo questa dinamica, avevo bisogno anche di sentirmi un normale ragazzo di 20 anni senza onori e oneri che quel vestito ti da. Adesso penso di essermi un po’ responsabilizzato ed abituato alla cosa e cerco sempre i lati positivi della cosa. Il migliore sono i bambini che mi guardano come fossi un eroe, hanno lo stesso sguardo che avevo io da piccolo quando guardavo Farsetti, quindi so cosa stanno provando ed è emozionante. Per quanto riguarda le pressioni il momento più difficile è l’inverno, che le acque sono più calme e nonostante il freddo ci alleniamo quasi tutti i giorni, lontani dagli stimoli della competizione. È facile pensare “mancano 8 mesi, posso prenderla con calma” invece cerchiamo sempre di trovare gli stimoli giusti per rendere fondamentale ogni sessione di allenamento anche  se si ha poca emotività. Poi i mesi passano e via via i motori si scaldano sempre più.Il risveglio del giorno della Giostra è sempre solenne, sento dentro di me che è il giorno decisivo, è una tensione a cui non mi abituo mai e che mi dà la giusta carica per affrontare la sfida.”

Elia, sei pronto per correre la tua carriera, in quegli interminabili secondi che ti separano dal colpo al buratto a cosa pensi?

“Durante la carriera non so neanche se respiro o trattengo il fiato; questo per rendere bene l’idea che sono talmente concentrato e focalizzato sul tiro da non permettere ad alcun pensiero di distrarre neanche una minima parte di me. Ci alleniamo tanto in funzione di non dover pensare a niente, in modo che sia tutto più naturale ed automatico possibile. Io personalmente ripasso mentalmente tutte le fasi prima di scendere al pozzo, poi quando ho la lancia in mano penso a fare la giusta partenza e quando il cavallo parte al galoppo non esiste nient’altro che il punto da colpire”.

In quella Giostra “storica” che ha fatto commuovere un’intera città, cosa ti ha detto Tua Mamma?

“La Giostra di settembre 2022 per me è stata davvero difficile dal punto di vista emotivo, avevo da pochi giorni perso mia madre e il Saracino mi ha aiutato tanto a distrarmi dal dolore anche se in alcuni momenti avrei voluto solo isolarmi dal mondo. Quel giorno sentivo di avere dalla mia parte un aiuto in più. È stato meraviglioso l’abbraccio che il mondo della giostra mi ha dato e sono onorato che l’amore per mia madre abbia emozionato la città.”

Ritorniamo alla cronaca di questi giorni, hai appena vinto l’ultima edizione della Giostra, cosa chiedi per quella di settembre? Non puoi rispondere “il 5” al buratto

“Vincere è l’unica cosa che conta, voglio fare un punto più degli altri, come sempre. La giostra che abbiamo vinto giorni fa è stata importante dopo un 2023 negativo ma non ci toglie la fame di lancia d’oro. Siamo stati messi in discussione dalla parte di città che sperava nella fine di un ciclo; questo ci ha dato carica e voglia di riscatto. So che avrei potuto fare meglio e chiuderla in seconda carriera invece ho portato il quartiere agli spareggi. Lavorerò ancora più accuratamente per evitare che Gianmaria debba fare gli “straordinari” anche a Settembre.”

 


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