LEONE D’ORO PER MERITI PROFESSIONALI A IVANO TONOLI

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IVANO TONOLI SEGRETARIO DEL PARTITO UNIONE CATTOLICA RECENTEMENTE PREMIATO A VENEZIA CON IL PRESTIGIOSO LEONE D’ORO PER MERITI PROFESSIONALI IMPRENDITORIALI E POLITICI DICHIARA IMPERIOSAMENTE:
“LA MOSTRUOSA MACCHINA “ANTIEVASIONE” DEL MINISTERO DELLE FINANZE? NON COLPISCE I GRANDI EVASORI, MA PERSEGUITA COME TALI I PICCOLI CONTRIBUENTI STROZZATI DALLA CRISI E DA SANZIONI SPROPORZIONATE E CRESCENTI”.

UN CONTENZIOSO SU DUE SOTTO I 3000 EURO, TRE SU QUATTRO SOTTO I 20.000

I SOLDI DEI CONTRIBUENTI USATI NON PER AUMENTARE O MIGLIORARE I SERVIZI MA PER ALIMENTARE UN CLIMA DI CONFLITTO PERMANENTE FRA ESSI E LO STATO E INCASSARE IN OGNI CASO DA UN TERZO A DUE TERZI DELLE SOMME CONTESTATE, ANCHE SE NON DOVUTE DAL CITTADINO O DALL’IMPRESA

UNIONE CATTOLICA: BASTA CON LE FINTE E FASULLE PACI FISCALI GIALLOVERDI O GIALLOROSSE.
SI APPROVI SUBITO LA NOSTRA LEGGE SULLA SECONDA POSSIBILITÀ PER CONSENTIRE A 20 MILIONI DI PERSONE DI TORNARE A VIVERE, LAVORARE E INVESTIRE, E LA NOSTRA PROPOSTA PER ESTENDERE ALLE PICCOLE IMPRESE L’INTERPELLO PREVENTIVO BLOCCANDO COSÌ IMMEDIATAMENTE LE “ESTORSIONI DI STATO” E L’AGGRESSIONE FISCALE E E SANZIONATORIA ATTUATA DAGLI AGENTI ESATTORIALI E DELLE ENTRATE

Il più recente e aggiornato report sui contenziosi tributari in Italia conferma, se mai ve ne fosse stato bisogno, una lapidaria, tragica e diffusa realtà e verità sociale da sempre denunciata da Unione Cattolica e ribadita – con dovizia di proposte risolutive da subito attuative – nel nostro libro programma CATTOLICI UNITI PER BENEDIRE UN’ITALIA NUOVA.

Con buona pace… della “pace fiscale” ben TRE CONTENZIOSI SU QUATTRO riguardano contestazioni unitarie al di sotto dei 20.000 euro a contribuente, e UNO SU DUE si colloca addirittura SOTTO I 3.000 EURO!

Ecco il risultato della mostruosa macchina fiscale ed esattoriale affinata nel corso di questi ultimi 14 anni: un metodo utilizzato non per contrastare la grande evasione, o l’evasione diffusa che sottrae fiumi di liquidità all’Italia e porta all’estero miliardi totalmente esentasse lungo la ex via della Seta verso la Cina.
No e poi no: più semplicemente, un meccanismo escogitato per colpire coloro che, in grandissima maggioranza, risultavano e risultano già tracciati presso le banche dati dell’erario e dell’agenzia delle entrate – riscossione e che, per colpa del peggiorato scenario di crisi, non sono più riusciti a far fronte, in tutto o in parte, alle proprie obbligazioni impositive e tariffarie nei confronti dello Stato centrale e degli Enti locali. Anche perché, va detto, nel frattempo più lo stato di crisi si aggravava più le sanzioni venivano fatte lievitare, senza alcuna possibilità di contradditorio, dagli agenti fiscali avallati in ciò da Parlamento e Governo.

Cittadini, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori AI QUALI VIENE SISTEMATICAMENTE NEGATA UNA SECONDA POSSIBILITÀ e che possono solamente scegliere fra il “soggiorno obbligato fiscale” – trattati alla stregua di “untori” manzoniani – e il ripiegamento verso un crescente senso di solitudine e di abbandono sociale e istituzionale.

Quello che a noi appare ulteriormente agghiacciante e sconcertante è la tendenza persecutoria della macchina onnivora dello Stato consistente nell’accanimento realizzato anche su pendenze iniziali minute per tentare, veramente a “ogni costo”, il recupero di importi unitari originariamente molto bassi: in pratica, il Ministero delle Finanze utilizza i soldi dei contribuenti non per fornire nuovi o migliori a famiglie e imprese, ma per perseguitate i contribuenti stessi! Facendo sì che la vita di molti di essi venga parificata alla cifra riportata sulla cartella esattoriale, e – con il decreto gialloverde del 2018 – non distinguendo fra patrimonio personale e patrimonio aziendale spesso coincidenti per le piccole e medio-piccole imprese, che nella più parte dei casi rappresentano il “salvadanaio” delle famiglie.

Molto illuminante e shoccante è la lettura del libro dal titolo “Gli abusi del fisco” – autori Peter D’Angelo e Fabio Valle – dove è lo stesso ex ministro delle finanze del centrosinistra in persona, Vincenzo Visco – di cui pure abbiamo sempre contestato i provvedimenti vessatori, oppressivi e punitivi – a denunciare che la minaccia di elevate sanzioni tributarie viene utilizzata dalle amministrazioni finanziaria dello Stato per obbligare, di fatto, il contribuente ad aderire a proposte di versamento all’erario e all’ente esattore (ormai coincidenti dopo l’accorpamento di Equitalia) anche in assenza totale o parziale di violazioni fiscali.

L’alternativa è quella di intentare, per il cittadino o imprenditore in buona fede ma contestato, il percorso della propria tutela in giudizio, sapendo però fin da ora che in ogni caso dovrà versare da subito il 33% della somma che gli viene intimata dal Fisco, e così anche in secondo grado.

Non è un caso che la figura del commercialista, nata come professionalità vocata alla consulenza aziendale e fiscale integrata per uno sviluppo rispettoso delle imprese clienti nel quadro delle regole di mercato e tributarie, abbia visto snaturato il proprio ruolo ridotto a quello di “ufficiale di complemento” della macchina erariale pubblica, anche nolente e dolente: non si spiegherebbe altrimenti come mai nello stesso periodo storico recente la percentuale di cessazione delle piccole e medie attività economiche sia stata pari a quella di crescita di tale categoria professionale, che oramai supera abbondantemente i 110.000 commercialisti, mentre nel frattempo 200.000 imprese hanno dovuto dichiarare chiusura con un bollettino da guerra per le PMI artigiane calate di 165.000 unità.

Di fronte a contestazioni non provate da parte dell’amministrazione finanziaria, ovvero davanti al rischio concretissimo che la stessa arrivi successivamente a criticare la scelta, compiuta dall’impresa e dal suo commercialista, di utilizzare un beneficio fiscale di legge per un progetto di sviluppo aziendale utile anche alla circostante realtà sociale ed economica, che cosa potrà fare il professionista e consulente fiscale? Anche innanzi all’evidente assenza di prove in capo agli agenti dello Stato, si troverà nella condizione di dover negoziare l’adesione del proprio cliente nella versione “clemente e compassionevole” concessa dall’erario con atteggiamento di finta benevolenza.

Alla base di tutto, vi è la convenzione tra ministero delle finanze e agenzia delle entrate che impone agli ispettori fiscali, incentivandoli economicamente in tal senso, a scovare, in un modo o nell’altro, voci che siano contestabili nella quasi totalità del 100% dei contribuenti ispezionati.

Per questo motivo sosteniamo da sempre che nessun beneficio fiscale, per quanto auspicabile e previsto da leggi, avrà mai effetto se tanto poi qualche tempo dopo verrà messo in discussione dagli agenti delle Entrate che ne chiederanno all’impresa la restituzione con interessi e sanzioni.

Noi di Unione Cattolica abbiamo dedicato alla vicenda un capitolo centrale dei nostri CATTOLICI UNITI: la pace fiscale non deve essere più per finta ma per davvero, mentre oggi è soltanto una etichetta messa sopra il proposito di indurre il più alto numero possibile di contribuenti a versare tutto e subito o quasi subito, prospettando loro delle conseguenze ancora più onerose in caso di mancato adempimento perentorio.

La nostra proposta legislativa prevede forme di assistenza GRATUITA ai cittadini e agli imprenditori ingiunti o avvisati dallo Stato nella stesura di piani di DEFINITIVO E IRREVOCABILE abbattimento e rientro dai debiti fiscali nel loro importo originale accertato, e non come oggi maggiorato.
Tale piano non potrà più formare oggetto di contenzioso bensì dovrà essere approvato automaticamente da un giudice ordinario senza che nel frattempo nessuna cauzione del 33% sia dovuta all’impresa contestata, la quale avrà diritto al patrocinio del Garante del Contribuente e godrà della presunzione di innocenza fiscale mentre l’onere della prova contraria sarà totalmente a carico dell’agenzia delle entrate che non potrà nel frattempo attuare alcun blocco di attività economiche o patrimoniali.

I giudici tributari dovranno essere completamente digitalizzati e occuparsi dei grandi evasori ed elusori in sinergia con le autorità europee.

Inoltre, nel nostro libro programma prevediamo il completo superamento della convenzione tra ministero delle finanze e agenzia delle Entrate, e ciò attraverso l’istituzione del cosiddetto INTERPELLO FISCALE PREVENTIVO a beneficio delle piccole e le medie imprese – mentre oggi solo i grandi gruppi possono utilizzarlo – le quali, una volta che lo avranno attivato, saranno messe al riparo UNA VOLTA PER TUTTE da ogni blitz di accertamento, contestazione e intimazione proveniente dagli ispettori delle Entrate e dagli agenti esattoriali che avranno il dovere di non attuare più nessuna iniziativa di “aggressione” fiscale e sanzionatoria.

I contribuenti interessanti, in seguito alla definitiva approvazione del piano di esdebitazione totale, saranno quindi ammessi alla SECONDA POSSIBILITÀ, e questo consentirà a quasi 20 milioni di Italiani di tornare a lavorare, intraprendere, investire e consumare.
Una seconda possibilità non solo per le singole famiglie e imprese, ma per l’economia Italiana nel proprio insieme che potrà recuperare, con la nostra proposta, almeno un punto di Prodotto interno lordo all’anno e, ciò che conta alla base, moltissimi punti di serenità interna netta.


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