LA TERRA BRUCIA
Italia in fiamme. In Campania fra le zone più colpite quella dell’area del Vesuvio, dei centri alle pendici del vulcano, fra cui Torre del Greco, nel napoletano. Il fronte del fuoco di oltre 400 metri, si è sviluppato lungo la panoramica Via Petrarca e ha danneggiato una casa immersa nel verde, che in quel momento era vuota. Il forte vento ha alimentato un vasto incendio anche ad Agropoli, in provincia di Salerno, dove nella notte sono state evacuate diverse case della frazione di Colle San Marco.Altra area campana battuta da elicotteri e canadair per contenere le fiamme è nella provincia di Salerno, dove sono anche state evacuate delle abitazioni: la fascia del Cilento, a partire da centri come Agropoli e poi Conca dei Marini e Baronissi. A Giugliano, nel napoletano, un uomo di 53 anni è morto precipitando dal tetto del suo capannone mentre verificava i danni causati da un incendio. Sempre in provincia di Salerno, a Teggiano, è stato arrestato un piromane nel Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano. Il 24enne di origini romene è stato notato da un carabiniere fuori servizio che lo ha seguito a piedi in località Pedemontana.
In Toscana fra province più colpite Livorno, Siena e Pistoia e nel grossetano Capalbio in particolare ieri. Intanto i vigili del fuoco di Saline di Volterra, nel pisano, sono intervenuti stamattina sulla strada regionale 68 direzione colle Valdelsa per un ampio incendio di sterpaglie che minacciava alcune abitazioni.
La regione più flagellata, dopo la Sicilia, è stata la Sardegna .
L’Italia nel mirino di 600 piromani. Gli interessi che scatenano i roghi
Gli investigatori: “Attacchi alle aree protette e ritorsioni contro le amministrazioni locali”. Condanne alte ma pochi restano in cella. Sotto accusa anche gli operai forestali stagionali
Roma, arrestato un secondo piromane nella pineta di Castel Fusano. Nuovi roghi, chiusa la diramazione Roma-Nord Si tratta di un 63enne romano. L’uomo, R.M., un pensionato, era in bicicletta e secondo i primi riscontri avrebbe precedenti penali. Intanto continua l’emergenza: chiusa per due ore la diramazione Roma-Nord per un grosso incendio a Settebagni Sospetto piromane arrestato nella Pineta di Castel Fusano. Un uomo è stato fermato su via della Villa di Plinio dalle squadre dei forestali-carabinieri di Ostia. É stato avvistato mentre tentava di appiccare le fiamme al bosco, proprio nel tratto interessato in quei minuti da nuovi focolai. L’uomo, 63 anni, R.M., un pensionato romano, era in bicicletta e secondo i primi riscontri avrebbe precedenti penali. I militari hanno trattenuto a lungo l’uomo, lo hanno sottoposto a perquisizione e lo hanno infine arrestato. «Non ho fatto nulla» ha continuato a ripetere mentre gli stringevano le manette ai polsi. Sarà portato alla caserma dei carabinieri di via Fabbri Navali a ostia per gli accertamenti. Sul posto per i rilievi gli uomini del Nipaf e Niab che hanno raccolto elementi di prova del rogo. Col vento che sferza il litorale se carabinieri-forestali non avessero fermato l’uomo, si sarebbe rischiato un incendio di proporzioni enormi.
Gli ultimi incendiari li hanno arrestati in Campania. Uno a Solopaca (Benevento), un coltivatore diretto di 54 anni colto in flagranza dai carabinieri forestali mentre appiccava un incendio in un’area adiacente la sua proprietà. L’incendio rischiava di investire il vicino monte Taburno, zona tutelata paesaggisticamente. Un altro, anziano contadino di 74 anni, lo hanno arrestato sul fatto a Giugliano (Napoli): ha ammesso di avere incendiato le sterpaglie per «ripulire» il suo campo, e ha causato così un incendio di vaste dimensioni che ha rischiato di danneggiare anche le abitazioni. Il terzo l’hanno pizzicato a Caserta, un altro agricoltore di 75 anni: richiamata dal denso fumo, una pattuglia di carabinieri l’ha trovato che incendiava di nascosto tubazioni in amianto, taniche, cassette in plastica, contenitori in metallo e onduline in disuso. Sul posto sono dovuti intervenire i Vigili del Fuoco per salvare la vegetazione. Arrestato un piromane a Teggiano (Salerno): è accusato di incendio di area boschiva ricadente nel Parco Nazionale del Cilento, Alburni e Vallo di Diano.
In manette è finito, in flagranza di reato, un ventiquattrenne di origini romene. L’uomo è stato notato da un carabiniere fuori servizio che, insospettito, lo ha seguito a piedi in località Pedemontana, proprio nella stessa zona in cui la scorsa settimana sono andati in fumo circa 80 ettari di macchia mediterranea. Il piromane ha appiccato il fuoco, ad alcune sterpaglie a ridosso di un oliveto e nei pressi di un complesso di abitazioni, lanciando un oggetto infuocato. Il militare fuori servizio, mentre ha fatto scattare l’allarme, con l’ausilio di alcuni cittadini è riuscito a spegnere immediatamente le fiamme. Il 24enne è stato, successivamente, rintracciato ed arrestato da una pattuglia di carabinieri.
Tante storie di ordinaria aggressione al patrimonio ambientale. Tante le cause: disattenzione, incuria, vandalismo, interessi criminali, malattia mentale. Purtroppo le comunicazioni dell’Arma, che da sette mesi ha assorbito il Corpo forestale dello Stato, sono zeppe di queste segnalazioni. Da diciassette anni, quando fu fatta l’ultima legge contro gli incendi boschivi, è all’opera un Nucleo informativo antincendio boschivo che è la punta di diamante di questo tipo di indagini. Grazie a loro, la casistica degli incendi e degli incendiari è ormai nota: «Mediamente – racconta il tenente colonnello Marco Di Fonzo, del comando Tutela forestale dei carabinieri – una metà degli incendi è dolosa, metà colposa. Cambiano le proporzioni a seconda della stagionalità e delle condizioni climatiche che possono variare di anno in anno, ma c’è sempre dietro la mano dell’uomo».
Semplificando, gli esperti del Nucleo – e tramite loro i 1500 uomini delle stazioni forestali – sono in grado di ricostruire come si propaga un incendio boschivo, dove è il punto di innesco, quali le cause. Indagini sofisticate che danno risultati. «Ogni anno abbiamo denunciato dalle 400 alle 600 persone che hanno causato incendi di vaste proporzioni. Molti sono quelli colti in flagranza».
Seguono i processi. E bisogna subito dire che se le pene sono teoricamente molto severe (fino a 7 anni per un incendio, 10 anni se è un incendio boschivo, 15 anni se si è causato un danno grave ed esteso all’ambiente), in cella ci sono ben pochi colpevoli. Secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, attualmente ci sono 633 detenuti, tra condannati definitivi e in attesa di giudizio, per il reato di incendio semplice; soltanto 17 quelli detenuti per l’incendio boschivo.
La discrepanza nei numeri tra i denunciati e i condannati si gioca sulla distinzione tra rogo doloso o colposo. Dolosi sono gli incendi causati dai piromani, quei malati di mente che godono a mandare in fumo un bosco, magari solo per vedere gli aerei che lanciano acqua. Dolosi sono anche i roghi causati da lavoratori stagionali che si preoccupano di essere assunti l’anno successivo. E dolosi sono anche i roghi appiccati per puro vandalismo, o per protesta contro amministrazioni pubbliche, o per rappresaglia contro un parco, o ancora perché si pensa di utilizzare successivamente il terreno «ripulito» dagli alberi per le coltivazioni. Non per edificare, in quanto funziona a dovere il vincolo di inedificabilità assoluta per 10 anni: dopo ogni incendio, la Forestale definisce il perimetro del territorio bruciato, individuano le particelle catastali ormai intoccabili, e i Comuni recepiscono.
Colposi sono invece gli incendi collegati a vecchie abitudini della pastorizia, chi vuole liberarsi delle potature dell’ulivo o delle stoppie, chi pensa di eliminare così le erbe secche. «Nonostante i divieti – racconta ancora il colonnello Di Fonzo – certe abitudini sono dure a morire, specie tra gli anziani. Ma troppo spesso il fuoco sfugge al controllo, proprio perché non hanno più la vigoria di un tempo. E poi si dannano per fermare le fiamme. Capita che troviamo il colpevole con gravi ustioni o addirittura morto per infarto».