VITE IN BILICO: TRA SCOMPARSI E VITTIME DI OMICIDIO IN ITALIA E’ ALLARME

imagesIn pochi secondi, in un posto qualunque, in una giornata come tante, un motivo qualsiasi porta una vita a sparire, senza lasciare traccia, senza nessun indizio. In Italia dall’inizio dell’anno è ancora allarme. Il fenomeno sta crescendo, sono aumentati i disagi sociali e spesso ci si trova senza lavoro. I casi di scomparsa non sono solo quelli su cui settimanalmente la trasmissione CHI L’HA VISTO chiede la collaborazione del pubblico, ma sono molti di più. A fine 2012 le persone da cercare erano 26.081, un anno dopo, al 31 dicembre, le persone scomparse sono diventate 29.205. Tantissimi stranieri, ma anche tantissimi italiani, minorenni e soprattutto donne.

Il governo si è dotato di un commissario straordinario dedicato alle persone scomparse. Noi abbiamo intervistato la Dottoressa Laura Volpini per capire a livello psicologico e criminologico questo fenomeno.

Il 19/02/2014 è stato siglato dal commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, VITTORIO PISCITELLI  un protocollo d’intesa per favorire la collaborazione in materia di sostegno psicologico ai familiari delle persone scomparse. Quanto è importante affiancare la famiglia in caso di sparizione?

Il sostegno psicologico ai familiari e’ utile per tutto il periodo della scomparsa, sia per il supporto alle indagini, che per un eventuale elaborazione del lutto. In Italia sono sorte diverse associazioni che si rivolgono ai familiari degli scomparsi. Di recente costituzione segnalo l’Associazione Vite Sospese che e’ in rete con una delle Associazioni piu’ attive in Italia in questo settore, che e’ l’Associazione Penelope, che da anni si occupa di questo problema, ed e’ diffusa su tutto il territorio nazionale, collaborando con psicologi, avvocati ed investigatori.
Durante le prime ore e i primi giorni in cui una persona e’ scomparsa, l’intervento psicologico deve essere soprattutto di tipo investigativo. Lo psicologo dovrebbe supportare in modo esperto la famiglia, nel favorire la sua collaborazione e la sua testimonianza alla polizia giudiziaria, relativamente alle modalita’, ai tempi e alle possibili ipotesi esplicative della scomparsa stessa: allontanamento volontario, suicidio, rapimento, omicidio.

Molti casi si trasformano in omicidio e in particolare femminicidio. In questi giorni stiamo  assistendo  ad una svolta nel caso di Yara Gambirasio. Come si fa a vivere nel silenzio ? Come si può camuffare per molti anni la verità?

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Non c’e’una spiegazione univoca. Diciamo che in base all’attuale comportamento del sig. Bossetti, potremmo dire che l’esigenza di salvaguardare la sua immagine anche davanti alla famiglia, sia  decisamente superiore rispetto ad  un eventuale senso di colpa, o identificazione con la vittima, che non  sembrano ad oggi in alcun modo trapelare nelle sue emozioni e nelle sue dichiarazioni.
Anzi, sembra proprio che l’atteggiamento prevalente del sig. Bossetti sia quello della negazione pervicace  e  del rifiuto di qualsiasi responsabilita’ dell’omicidio della piccola Yara, anche difronte all’evidenza del DNA.

Secondo la sua esperienza, il caso di Yara, poteva essere risolto in minor tempo?

In Italia siamo in forte ritardo circa la messa a punto di protocolli per la ricerca degli scomparsi.
Nel caso di Yara, nonostante un enorme dispiegamento di volontari, il suo corpo e’ stato trovato dopo oltre un mese e per giunta per un caso fortuito.
Negli Stati Uniti l’intervento sul territorio e’  svolto in modo scientifico e sistematico, con un alto livello di collaborazione interforze e attraverso il confronto incrociato con i dati delle banche degli scomparsi.

Qual’e’ il ruolo della prova scientifica in questi casi?

Decisamente determinante. Nel caso di Yara, ad esempio e’ grazie all’indagine sul DNA che si é  potuti risalite prima ad ignoto 1 e poi al sig. Bossetti.
Il DNA ci da dei risultati incontrovertibili e ricordiamo che rappresenta il nostro codice identificativo, che e’ unico, come il nostro codice fiscale, per capirci.
Non abbiamo pero’ solo il DNA, abbiamo anche altre scienze, come l’entomologia forense, l’odontologia forense, la scienza della distribuzione delle macchie di sangue (BPA), la balistica, la merceologia forense, l’informatica forense ecc, che possono dare un contributo decisivo nella ricerca degli scomparsi e successivamente al ritrovamento eventuale del corpo di un soggetto scomparso.

Anche la psicologia investigativa, con l’approfondimento dello studio della vita della persona scomparsa, delle sue abitudini, di cio’ che scriveva, delle sue relazioni abituali ed eccezionali, ecc. puo’ essere un valido ausilio per definire i motivi della scomparsa e contribuire a restringere le ipotesi investigative, fino alla definizione del movente, nel caso si tratti di un omicidio. Questa attività si chiama autopsia psicologica della vittima e nella mia esperienza ho avuto modo di applicarla in ausilio alle indagini investigative, nel caso di Simonetta Cesaroni, della Prof.ssa Falcidia di Catania, nel caso di Serena Mollicone e su altri casi meno noti.

A Roma si è parlato della sparizione di Mariastella Giorlandino, l’imprenditrice di Artemisia. Sembrerebbe che da mesi avesse detto ripetutamente che non si sentiva sicura, che si sentiva spiata e seguita. Qualche giorno fa la notizia che l’hanno trovata a pregare all’interno di una chiesa. Che idea si e’ fatta sul caso?

Mi sembra che si tratti di una donna molto provata e sotto pressione per motivi relativi al suo patrimonio immobiliare e alla sua attivita’ imprenditoriale. In questi casi e’ sempre importante che la persona che si era allontanata volontariamente, una volta ritrovata, sia assistita a livello psicologico con  una terapia di sostegno o una psicoterapia.

I famigliari, le mogli, i mariti, i genitori, gli amici,  i conoscenti; possibile che nessuno riesca a capire il disagio della persona che decide di allontanarsi spontaneamente?

Il disagio a volte puo’ essere osservato, ma la tendenza all’interno delle famiglie e’ quella del silenzio. Non si parla in famiglia. Non si parla del proprio malessere, ne’ si chiede del malessere altrui.
Io che svolgo anche l’attivita’ di psicoterapeuta, mi rendo conto che molti pazienti si rivolgo a me, per essere ascoltati, per avere un confronto che non trovano nel proprio contesto di riferimento, oltre che per avere un intervento esperto legato a proprie difficolta’ specifiche: come ansia, stress, problemi sentimentali e di separazione, blocchi esistenziali legati al lavoro e alla vita privata.

Da un punto di vista criminologico c’è un nesso tra gli scomparsi e gli omicidi?

Nei manuali americani si afferma che nel dubbio, dobbiamo pensare e agire a livello investigativo, come se fosse un omicidio. Questo serve ad isolare tempestivamente la scena dell’evento in cui e’ stata vista l’ultima volta quella persona, serve a isolare i luoghi abitativi di quel soggetto e a repertare oggetti come pc, cellulari ecc, che possono essere fondamentali per le indagini.
Gli scomparsi volontari sono un numero residuale e riguardano prevalentemente gli adolescenti, le persone con problemi psichiatrici, gli anziani.
Negli altri casi puo’ trattarsi di suicidio, rapimento, o purtroppo, in prevalenza di omicidio.
Il dramma più grande che riguarda i familiari di queste persone, e’ che il corpo del loro congiunto potrebbe non trovarsi per molto tempo o forse mai. Ricordiamo il dramma dei genitori di Denise Pipitone o di Angela Celentano, solo per citarne alcuni. In questi casi assistiamo a vere e proprie vite sospese dei familiari, che non hanno neanche la possibilita’ di piangere il corpo del proprio caro.

Ringraziamo la Dottoressa Laura Volpini per la disponibilità e per le delucidazioni su questo caso. 

di Silvia Pozzi


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