Il suo secondo disco è stato racchiuso nella cerchia dei 50 titoli più meritevoli per gareggiare alle prestigiose Targhe Tenco del 2015. Infatti “Il mio modo di ballare” sedeva accanto a magistrali nomi come De Gregori, Conte, Consoli, Afterhours, Fabi e tanti altri. Un disco divenuto poi un libro di racconti che porta lo stesso nome – un racconto per ogni canzone – (“Il mio modo di ballare”, Tabula Fati 2016) e poi tanta carne al fuoco che oggi lo porta a completare una terza opera che intitolerà “Ho bisogno di aria” in uscita a Novembre 2017 per IRMA Records. Una piccola rivoluzione anche da questo punto di vista dato che prima di essere un cantautore Paolo Tocco è discografico e promoter e spesso il suo lavoro è stato collegato a marchi storici come Cramps Music, Edel Italia ed Artis Records oltre che alla Protuosound Polyproject assieme a Giulio Berghella (ricordiamo Zibba tra i tanti artisti curati da Tocco, una squadra arrivata prima al Tenco 2012 e poi a Sanremo nel 2014):
Rivoluzione credo sia una parola importante. Direi più evoluzione per quanto a questa precisa parola non lascio il lusso di sottintendere per forza di cose una realtà migliore, quanto invece qualcosa di diverso a cui non va richiesto altro se non la bellezza propria del vivere una novità…ovviamente fatta salva la dignità ed il diritto di portare con se cose migliori e cose peggiori. La mia collaborazione con gli amici di Sfera Cubica e in particolare con il promoter Andrea Schipani (che curerà assieme a me la storia di questo nuovo disco) mi ha trasportato tra le righe della Irma Records. Ho accolto tutto con estremo entusiasmo e voglia di novità appunto. E come si dice in questi casi: chi vivrà vedrà.
“Il mio modo di ballare” è un disco che parla sostanzialmente di ipocrisia e incoerenza in tutte le sue sfaccettature. Oggi Paolo Tocco da cosa si lascia ispirare?
Beh direi che l’impatto sociale che nell’ultimo anno e mezzo è divenuto protagonista e quindi direi che “Ho bisogno di aria” già dal titolo grida forte il bisogno di rivoluzione, di cose nuove, di aria pulita contro uno stato che i saggi della materia chiamano di socialdemocrazia. Evasione da un sistema culturale e sociale che in qualche modo non rispecchia me e tantissimi come me…credo che forse non rispecchi la maggior parte di questo popolo italiano che purtroppo però – come dirò ampiamente in alcune canzoni – non reagisce e sopporta tutto in totale conformismo e indifferenza. Io per primo…non sono il salvatore della patria. Canto quel che vedo e quel che vedo mi sta soffocando. Poi se vuoi discutiamo ore e giorni su quali siano, se ci sono, le possibilità che oggi ognuno di noi ha di reagire…
“Arrivando alla riva” dunque è il nuovo singolo. L’attualità degli sbarchi, i clandestini, la guerra, la tragedia sulle nostre coste…
Beh di retorica qui ce ne sta tanta e sulle prime volevo evitare di dare vita ad un brano così giornalistico, che vive e vegeta sul filo del rasoio. Sono tematiche delicatissime e fortemente mediatiche. Quando un artista ne parla rischia sempre tanto…ma in fondo ho la pace nel cuore e non è certamente sulla pelle di queste tragedie che voglio lucrare portando a casa trofei di immagine e di attenzione. “Arrivando alla riva” peraltro è un brano sottile, che non vuole insegnare niente e non si permette di giudicare nessuno. Con il mio solito piglio che non cerca rivoluzioni di stile ho solo voluto raccontare quello che ho di fronte dal mio punto di vista. E da questa angolazione ho messo in risalto il divario tra il mio stato di cose (direi anche uno stato di cose mediamente condiviso da tutti) e la tragedia che colpisce ragazzi come me, più piccoli, uomini e donne e bambini e vecchi…tutti loro insomma. Per citare la canzone ho edificato tutto questo sentire nel parallelo visionario di me che allacciavo le scarpe nuove appena comprate e di tutti loro che morivano inghiottiti dalle onde del mare. Lo so. eccessivo, retorico e probabilmente pleonastico in alcuni momenti. Ma vorrei che venisse colta soltanto la cruda realtà, quella estetica, quella marginale di tutti i giorni. Sono tragedie assai importanti che già dalla buccia di un servizio televisivo comunicato tutto il dramma che si insidia dietro la vita di quelle povere persone. In questo brano c’è soltanto la mia semplice reazione di pensiero e di emozione che nasce dal semplice guardare…
A Novembre il nuovo disco dunque. A Novembre un nuovo libro? A Novembre un bel concerto di presentazione?
Spero di si. Il libro attualmente è in revisione dall’editore (Lupi Editore di Sulmona) e quindi non mi sbilancio, piuttosto incrocio le dita. Questa volta ho provato la lunga traversata di un romanzo anche se astutamente ho scelto una via più breve traendo ampia soddisfazione da un risultato che siede a metà strada tra un romanzo vero e proprio o un racconto più esteso del dovuto. Il tutto prende spunto ovviamente da ogni angolo di questo disco, avrà una scrittura cruda e volgare che rende sfacciato il mio attingere dal buon vecchio Bukowski tanto che il protagonista, se avrà vita di carta, si chiamerà Henry. Per quanto riguarda eventuali presentezioni penso che faremo un bel concerto per questo disco nuovo al prossimo FLA – Festival Delle Letterature Dell’Adriatico che si tiene ogni anno a Pescara e che cade proprio nella prima decade di Novembre. Incrocio le dita su tutto…e voi con me, ok?
Certamente. E restando a dita incrociate chiudiamo dicendo che “Arrivando alla riva”, il nuovo singolo di Paolo Tocco, è anche un bellissimo VIDEO che troviamo in rete: un unico piano sequenza, le onde di un mare che restituiscono alla riva oggetti che simboleggiano proprio la tragedia. Una produzione semplice ma efficace, firmata dallo stesso Tocco e da Alberto Di Muzio. La monotonia cadenzata delle onde si poggia sulle trame di chitarra e ci invita ad andare oltre le apparenze. Buona ascolto e buona visione.