Olimpia Capitano: entusiasmante tesi di laurea

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Di Andrea Chiesa

Abbiamo intervistato una livornese doc neolaureata.
Lei si chiama Olimpia Capitano di 23 anni.

– Olimpia cosa significa per te
Livorno e il PCd’I: premesse e linee di sviluppo” ?

E’ un elaborato alla cui stesura ho dedicato alcuni mesi dell’anno passato in previsione della conclusione del mio percorso di laurea triennale in storia contemporanea all’università di Pisa. Vorrei soffermarmi momentaneamente sulla scelta del titolo e sul duplice significato che attribuisco al termine “premesse” e che tengo sempre a chiarire. Ovviamente definisco complessivamente questo lavoro come “premessa” in primo luogo per onestà intellettuale, in quanto non ho la pretesa di aver fornito con una tesi triennale un quadro storicamente esaustivo della questione; ma per l’appunto delle “premesse e delle linee di sviluppo” rispetto all’evolversi del primo comunismo livornese. In secondo luogo questa tesi è stata e sarà una premessa per me; un primo punto da cui partire per dedicarmi allo studio e alla comprensione della storia politica nelle sue articolazioni locali, nazionali ed internazionali.
A loro volta tema e luogo cui mi riferisco non sono affatto casuali. Mi sono indirizzata verso un lavoro di storia locale e specificatamente livornese per ragioni tanto personali quanto metodologiche: anzitutto pensando alla mia città sorge spontanea alla mente la formula “Livorno città rossa, ormai quasi propria del senso comune; partendo quindi da questa suggestione mi sono riproposta di indagarne parte della storia politica. Poi, il contesto locale specifico mi ha permesso di approcciare fonti non esclusivamente storiografiche ma anche primarie, e quindi di consultare sia documenti a stampa che d’archivio risalenti al primo ‘900, principale strumento nel mestiere di storico e incredibile stimolo per la curiosità intellettuale.
Da qui il riferimento più puntuale ad una storia di partito come quella del PCd’I è stata mossa, oltre che da una mia passione, da tanti fattori di interesse: la costruzione di un sistema logistico che coinvolgeva e collegava centri e periferie mondiali, in modo più o meno efficiente ma strutturando influenti rapporti politici tra realtà davvero distanti; la particolare forza dell’ideologia comunista e della sua persistenza, preservatasi nonostante le continue contraddizioni nella prassi politica e le necessarie reinterpretazioni dottrinarie; il fatto che la condivisione di strutture organizzate e convinzioni politiche comuni non si traducesse semplicisticamente nell’uniformità, ma tutto ciò veniva variamente interpretato e assumeva forme richieste dalle condizioni politiche degli specifici ambienti; e molto altro ancora.
Questo lavoro è stato molto importante per me e mi ha permesso di compiere una scelta dettata da mie specifiche esigenze intellettuali, di cimentarmi per la prima volta in un ambito di ricerca più circoscritto, adoperando i cosiddetti “strumenti del mestiere”, e di soddisfare alcuni degli stimoli che inizialmente mi avevano condotto in questa direzione di ricerca.
Sono riuscita ad osservare nel concreto dei meccanismi che strutturano i rapporti politici e che mutano, ricorrono, acquisiscono nuove sfumature nell’evolversi storico, tra questi: la rilevanza della dimensione ideologica sia nel gioco politico che nell’adesione politica individuale; la strumentalità della stessa ideologia nella giustificazione e nobilitazione di determinate scelte; l’enorme quantità di fattori sociali, economici, culturali e umani che definiscono e influenzano la prassi politica, che non riesce quindi ad essere concretamente uniforme in realtà e contesti diversi. Tutto ciò sperando di aver fornito un quadro complessivo sull’evoluzione di alcune premesse di una storia politica locale e sulla nascita di un comunismo schiettamente popolare, tipico della città rossa. Ho così intrapreso un percorso durante il quale ho compiuto alcune verifiche e mi sono data delle risposte, ho dovuto lasciare insoluti taluni dubbi e ho aperto innumerevoli nuove questioni, entrando in quel meccanismo che nutre l’interesse storico, dialogando continuamente con le domande provenienti dalla propria quotidianità.

– Da cosa nasce questo specifico interesse per la storia politica?

Nasce dalla convinzione che la storia politica fornisca uno sguardo più generale sul panorama storico. Personalmente non sono mai stata d’accordo con le eccessive delimitazioni tematiche e specializzazioni nella ricerca storica, che spesso credo conducano verso un eruditismo chiuso e fine a se stesso; d’altro canto non abbiamo né tempo né strumenti sufficienti per raggiungere una conoscenza specifica di tutti i campi dell’azione umana, quindi del soggetto storico, risulta perciò necessaria una scelta di campo più puntale. Ecco, considerando che all’interno delle nostre comunità tutto contribuisce e crea la dimensione strettamente politica, credo che questo approccio permetta una comprensione relativamente più complessiva dell’uomo.
In più ritengo anche che la “storia politica” sia la base teorica da cui partire per comprendere e compiere una prassi politica quotidiana.

– E per la storia politica livornese?

La storia politica livornese mi ha incuriosita per diverse ragioni ma, principalmente, per suggestioni. Ho sempre vissuto in questa città, comunemente definita come città di sinistra e, osservandone da un lato la situazione attuale, dall’altro quest’atmosfera schiettamente popolare, ho sentito l’esigenza di sciogliere alcuni dubbi svolgendo lo sguardo indietro.
Per questo motivo ho deciso di tornare alle origini della storia livornese ed osservare alcuni sviluppi della sua storia politica, con particolare accento su quella del primo comunismo locale.

– E per lo studio storico in generale?

Credo che lo studio della storia umana sia uno strumento utilissimo per conoscere l’uomo.
Come ho detto prima ritengo l’agire umano il soggetto protagonista della storia e, al contempo, credo che intendere azioni individuali sia basilare per capire una persona: anche da ciò mi viene naturale pensare che una maggiore cognizione della storia umana possa portare ad una comprensione più profonda degli uomini. In più, restando su questo parallelismo uomo-umanità, come l’individuo è profondamente influenzato dal proprio passato, questo ritengo valga anche per il rapporto tra la contemporaneità ed il passato storico. Incorro nel rischio di banalizzare la questione in queste poche righe, poichè ci sarebbe molto da dire sui metodi, sulla validità, sui fini dell’analisi storica; tuttavia posso in fin dei conti riassumere le ragioni della nascita e dell’evolversi del mio interesse con una parola: l’uomo.

– Hai intenzione di proseguire con questo tipo di ricerca o hai altri progetti definiti per il futuro?

Entrambe le cose. Innanzitutto sto continuando gli studi all’Università di Pisa, dove frequento il corso di laurea magistrale in storia e civiltà e, in previsione della conclusione di questo nuovo percorso credo che partirò proprio da questo elaborato come premessa di un progetto più ampio che ho in mente e che spero si tradurrà nella mia tesi magistrale.
Per il resto ho una certezza, quella di proseguire nel mio personale percorso di studi in continuo dialogo con il presente, cercando di capire l’uomo mediante l’analisi e la comprensione della sua azione nel tempo, risolvendo di volta in volta i dubbi postimi dalla contemporaneità e dalla mia quotidianità.


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