MASSIMO PRIVIERO: torna un disco “All’Italia”

PRIVIERO DISCO

Il nuovo disco di Massimo Priviero è storia di oggi, attualità discografica che merita un focus di attenzione. Storia di oggi, dicevamo, per quanto questo nuovo lavoro abbia dentro di se la storia di un’Italia che molti iniziano a dimenticare. Si intitola “All’Italia” e contiene 13 nuove scritture che parlano di emigrazione, di partenze, di ritorni. L’evasione dalla patria all’indomani della seconda guerra mondiale, oppure l’evasione dalla città natale per l’uomo nero che arriva dalle scale (il terremoto del Friuli nel ’76)…e poi i giovani che lasciano oggi il nostro paese per cercare fortuna in una “London” fin troppo acclamata o i giovani che trovano la morte una Parigi di quel novembre del Bataclan. Un disco che prende al cuore, dove il rock di Priviero lascia il posto alla maturità di un grande artista che finalmente torna a far sentire la sua voce. L’intervista e il video

Torna Massimo Priviero. Lui non ha lasciato l’Italia come molti dei protagonisti di questo disco…come mai?
Magari il mio è stato è un grande errore! Ci sono dei momenti in un’esistenza in cui fai dei passi del genere. Quando mi proposero di andare in Usa a far dischi e concerti, ormai più di 20 anni fa e ti assicuro che non parlo di suonare nei bar, mi sposai, nacque mio figlio e sentivo di aver tante cose da fare qui. Ma per vivere in Italia devi capire che sei in un paese meraviglioso dove non puoi fare una vita diciamo normale. E questo forse non mi era ancora chiaro. Chissà, i miei protagonisti forse hanno avuto più coraggio di me!

Un bellissimo lavoro su una situazione sociale assai importante. Storia di sempre in fondo anche se oggi forse dovremmo più tutelare le nostre risorse umane…non trovi?
Certo che sì! Ma come pensi di farlo quando un ministro dice che si trova più lavoro parlando con gli amici al calcetto invece che mandando mille curriculum a cui non risponde nessuno. Chi vuoi tutelare? Chi ha già il culo coperto? Non capisci che una frase del genere, detta dal ministro del lavoro, è lo specchio di un paese e del suo modo di pensare? Servirebbe un modo del tutto diverso di ragionare. Servirebbe rivoluzionare il nostro approccio verso le cose. Non so se ne siamo capaci. E neppure se alla maggioranza converrebbe cambiare.

Quindi “All’Italia” è una dedica o una denuncia? È una speranza o una rassegnazione?
“All’Italia” è una successione di storie di italiani meravigliosi. Di ieri e di oggi. Uniti da un preciso filo rosso fatto di coraggio, di forza e di determinazione. Qualunque sia stata o sia la loro condizione. Nessuna rassegnazione, detto proprio in nome dei protagonisti di queste storie. Dedica , denuncia, speranza, amore infinito verso una minoranza di gente che ci ha insegnato e ci insegna come stare al mondo mettendosi in gioco.

Perchè ci sembra che tu abbia un poco messo da parte il rock che ti sei portato dietro per anni?
Forse perché ho fatto un album acustico e senza una chitarra elettrica? Le canzoni e le storie dettano il vestito che gli costruisci. Sono canzoni nate chitarra, voce e armonica con poco altro. Era il modo migliore per tradurle, certamente lo era per me.

Per chiudere: nel video di “London” c’è tuo figlio. Una storia autobiografica? Anche lui è andato via?
Oh, certamente. Mio figlio è un giovane ricercatore in un’università di Londra. E vive la sua vita con coraggio con forza e con sorriso. Almeno questo è quel che oggi prova a fare contando sulla sua testa, sul suo cuore e sulle sue capacità. È pagato per il suo lavoro almeno per i prossimi tre anni. Forse doveva essere anche lui un giovane laureato italiano che lavora in un call center?


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