Il regista Quentin Tarantino ha riaperto la strada allo spaghetti western, suo cult da sempre, è noto, ma il ‘virus’ viaggia veloce e continua a contagiare anche tanta televisione e alcuni palinsesti si mostrano particolarmente ‘accoglienti’. Il mese di Maggio di Studio Universal, per esempio, è dedicato proprio a questo genere (o sottogenere, secondo una scuola di pensiero più critico). Pistoleri, rivoluzionari e banditi guidati da un’unica ‘legge’: la sei colpi Smith & Wesson, ovverso la colt. Sul canale assisteremo ad un focus esclusivo e una rassegna di quattro film rappresentativi del grande Western all’italiana. Ogni lunedì sera un cult d’autore, come “Django”, il 5 maggio (non a caso ripreso proprio da Tarantino con il suo “Django unchained”), di Sergio Corbucci con Franco Nero, vera pietra miliare del Western all’italiana. A seguire, “Oro Hondo – Se sei vivo spara”, diretto da Giulio Questi e scritto da Franco Arcalli, con Tomas Milian. Considerato uno dei film più violenti e stranianti del genere Spaghetti Western, a detta del regista rimando diretto alle esperienze vissute durante la Resistenza italiana; “Blindman” diretto nel 1971 da Ferdinando Baldi con Ringo Starr tra i protagonisti. Un pistolero cieco viene ingaggiato per scortare una cinquantina di promesse spose ai mariti minatori, ma tradito dai suoi partner, le donne vengono vendute al bandito Domingo. Infine, “Il mio nome è Shangai Joe” (1973) di Mario Caiano, con Klaus Kinski. Un cinese arriva in Texas e per difendersi userà una tecnica nuova: il kung-fu.
di Riccardo Palmieri