L’appuntamento è per domenica 15 febbraio 2015, la location sarà di prestigio: il Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. I protagonisti, attori di eccezione: Sciallino Yacht e Suzuki Marine ovvero quando “la tradizione incontra la tecnologia”. Possiamo così riassumere la nuova partnership tra un’azienda storica nel panorama della nautica – Sciallino Yacht – e un’azienda produttrice di “fuoribordo”- Suzuki – capace, negli ultimi anni , di conquistare anche il palcoscenico italiano. Sciallino Sc23 e Suzuki 115, sono i protagonisti. Sc 23 è una barca progettata utilizzando l’eccellenza della tradizione cantieristica italiana; 7 metri la lunghezza, 2.45 la larghezza, carena planante a V (dearise18°a poppa) con pattini centrali di spigolo.
Materiali e tecniche di costruzione sono quelle di sempre, ovvero il “top”. Suzuki 115, è un motore tecnologicamente all’avanguardia, dal bassissimo impatto ambientale e assolutamente parco nei consumi. Cilindrata alta per ottenere prestazioni, senza stress meccanici. Il “downsize” è soltanto un ricordo?Alla viglia della presentazione di questo nuovo “ matrimonio nautico” Calo Bassi, Presidente di Sciallino Yacht S.r.l. si dichiara “orgoglioso” di avere Suzuki Italia al proprio fianco. “abbiamo lavorato – sottolinea Bassi – per continuare a garantire la qualità e la bellezza delle nostre barche , abbiamo voluto realizzarne una che rappresentasse un reale stimolo per la ripresa del mercato della nautica e un cambiamento della cultura marinara del nostro paese”
Sulla stessa linea Paolo Ilariuzzi, responsabile commerciale Marine di Suzuki Italia, che afferma: ” Sciallino è senza dubbio un cantiere che incarna tutti i valori e le eccellenze del “made in Italy” nella nautica. Suzuki, così attenta nello sviluppo di motori ad elevata affidabilità e dal grande contenuto tecnologico, vive con grande entusiasmo questa collaborazione che esalterà le prestazioni e l’immagine dei nostri motori” La stagione 2015 è oramai alle porte…aspettiamo di provare in acqua questi “due gioielli”.
di Andrea Barbieri