L’URAGANO TIMIDO IRA SI RACCONTA PER NOI

Ira Green nasce come Arianna Carpentieri 26 anni fa a Mugnano di Napoli. Dopo un’intensa gavetta in giro per pub e locali, si fa conoscere dal grande pubblico italiano grazie alla sua partecipazione a The Voice, che le regala visibilità ma soprattutto la scrittura del suo primo inedito: “Il tuo No”, brano che vede l’illustre collaborazione di Piero Pelù. In occasione dell’imminente uscita del suo primo disco, realizzato grazie ad una campagna di crowdfunding di successo, l’abbiamo contattata per una intervista.

Come è nata la passione per la musica?
Il primo contatto con la musica l’ho avuto grazie ai miei genitori. Ambedue hanno sempre avuto una smodata passione per quest’ultima.  Ovviamente mi è stato molto d’aiuto avere strumenti musicali in casa, mi ha spinta nel vortice della curiosità verso i suoni e nella sperimentazione di melodie che sentivo a me più vicine sin dall’adolescenza.

L’idea del nome da dove nasce?
Il nome Ira Green non è altro che una concatenazione di eventi. Ricordi che non vanno via nemmeno con una formattazione mentale completa. Ira è un soprannome che mi diedero alle superiori. Ero una persona un po’ irascibile ed aggressiva, cosa che ho modellato col tempo. Green è un personaggio teatrale che mi fu affidato in un periodo in cui mi avvicinai al teatro amatoriale. Un personaggio che prevedeva la totale assenza di pregiudizi e incapace di provare odio,  un personaggio asessuato che credeva fortemente nella comunicazione tra gli individui.

Ci sono degli artisti a cui ti ispiri e con cui vorresti duettare?
Ci sarebbe una lunga lista da fare. Principalmente a brucia pelo direi che hanno cambiato molto la mia visione delle cose artisti come Layne Staley, Kurt Cobain, Eddie Vedder, Chris Cornell e Dave Grohl. Calcolando che i primi due sono morti, direi che duetterei volentieri con i restanti tre.

Cosa pensi del rock in Italia e quanto è difficile per una donna?
Il rock in Italia è poco, calcolando che tendiamo sempre a “poppizzare” ogni cosa che ci suoni all’orecchio “troppo forte” o “troppo strana”. Non siamo mai pronti a qualcosa di nuovo soprattutto se proviene dalla nostra terra. Siamo sempre pronti ad accettare qualsiasi cosa venga da oltreoceano senza poi pensare di poter esportare qualcosa di più delle solite canzonette melodiche. Non so se si faccia differenza tra uomo e donna, non me ne è mai importato più di tanto, faccio il mio lavoro senza pensare a sessismi.

E’ vero che eri timida e la musica ti ha aiutata a superare questo limite?
Ebbene si. Tendevo spesso a chiudermi in me stessa con la rabbia solita di un’adolescente. Solo che invece di cercare qualcuno che volesse sentire i miei drammi, li tenevo per me. Con la musica ho avuto modo di lavorare su questa cosa e pian piano uscire fuori ma non “dal mio mondo” bensì uscivo fuori “CON il mio mondo”.

Il tuo rock è potentissimo come ti senti quando sali su un palco?
Penso che ci siano cose al mondo che non meritano la “croce” di una mera descrizione. Sono eteree ed indefinite, vanno lasciate così.

In radio hai spopolato con il tuo singolo MONDO SENZA REGOLE, da dove è nato il brano e come ti sei sentita nel ruolo di cantautrice?
Il brano è nato da ilari riflessioni sul personaggio che hanno provato a creare in tv. E’ stato molto più facile capire “Ira è una bulla” che “Ira ha subito bullismo”, non condanno chi lo abbia fatto, i media hanno una forte influenza sulle persone. Ecco perché nel brano esorto ad accettare soprattutto i propri lati negativi, anche le cose più insopportabili, stesso per noi, della nostra persona. Ho sempre scritto brani, mi sento più a mio agio nel cantare ciò che è tangibile nella mia vita, anche se è qualcosa che non vivo in modo diretto.

Tra le tante cover che hai cantato quale ti ha emozionata di più?
Penso sia Black dei Pearl Jam.

Sei reduce da un mini tour italiano che ha riempito i locali che sensazioni senti e cosa provi vedendo tutte quelle persone li per te?
E’ surreale. Vedere quanto affetto può darti una persona che di te sa solo quello che può leggere da una pagina o da un sito. Ho conosciuto tante bellissime persone in questo piccolo percorso, persone che anche se sono state lì a parlare con me cinque minuti, hanno avuto più senso di persone che per anni mi sono state vicino per poi sparire nel nulla una volta spenti i riflettori. Il pubblico è il cuore di un artista, sta all’artista stesso a fare da vena e far pompare il sangue.

Sappiamo che stai preparando il tuo primo album puoi anticiparci qualcosa? Con chi stai lavorando? Chi scrive i testi, chi si occupa della musica, quante canzoni saranno? Ci saranno delle collaborazioni e duetti?
Posso dirvi che l’album è qualcosa di VERO, grazie ai fan potrò far ascoltare un sound che probabilmente sotto le mani di una major sarebbe diventato qualcosa di sterile e plastico. Le persone che fanno parte di questo progetto le conosco da tempo e hanno reso unico tutto questo perché principalmente ci credono. Non hanno bisogno di incentivi per supportare qualcosa che sentono essere anche di loro appartenenza. I testi li scrivo tutti io, idem le musiche (meno che per uno dei brani musicato da Marco Branca) ma ci sono le influenze di ogni singolo componente della band. C’è compattezza e forte tenacia nell’andare avanti in questa strada. Le tracce saranno undici, dieci più una bonus track. Non ci saranno duetti o grandi nomi, ma persone che io reputo GRANDI. Colgo l’occasione per ringraziare Andrea Farina (chitarrista), Mauro Naviglio (chitarrista), Marco Branca (bassista), Biagio Felaco (chitarrista solista), Mario Di Napoli (batterista), Anna De Francesco (percussionista), Giuseppe Branca (flautista) e Gianluigi Capasso che ha seguito i nostri arrangiamenti.

Cosa ti ha portato a vivere l’esperienza di The Voice?
Ho preso la scelta di un talent per avere quella vetrina che nel locale logicamente non hai. Puoi suonare nelle realtà più interne ma sei spesso costretto a non poter presentare qualcosa di tuo. In questo modo ho potuto conoscere persone che mi seguono per ciò che ho da dire e non per ciò che possono dire di me.

Cosa ti ha lasciato e quanto e se ha cambiato il tuo modo di far musica?
Sicuramente ha lasciato in me un bel bagaglio di emozioni e lezioni. L’esperienza non è mai troppa per affrontare il mondo della televisione, ma con una testa salda ed i piedi in terra non trovi troppi intoppi. Il mio modo di far musica può mutare, ma non cambiare e non certo per un’esperienza singola. Sono interi percorsi a formare la propria musica.

Pelù nelle tue performance ti ha definita un URAGANO TIMIDO ma chi è fuori dal palco Ira?
La stessa persona che è sul palco, solo un po’ più introversa a primo impatto. Sono ciò che si può vedere ogni giorno, non prendo il palco come pretesto per “cambiare”.

Tre aggettivi per definirti?
Definirsi è troppo auto celebrativo, preferisco lo facciano gli altri.

Che consigli daresti a chi vuole avvicinarsi al rock?
Di non pensare troppo. La verità è che la vita è troppo breve per perdersi in pregiudizi e affini, specialmente in campo musicale.

Se dovessi descrivere questo periodo della tua vita con una canzone quale sceglieresti?
Alive dei Pearl Jam.

Ringraziamo Ira per la disponibilità e ci rivediamo insieme il suo video MONDO SENZA REGOLE


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