IL “MAR ADENTRO” È IL PROTAGONISTA DELLE GRANDI TELE DI ROBERTO MANGÚ

Mar Adentro è il titolo dell’esposizione di Roberto Mangú che, durante il 2013, ha percorso l’Italia in tre tappe. La prima al Museo Santa Giulia di Brescia, la seconda presso il Palazzo Corbelli di Fano, prodotta dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, e la terza al Palazzo delle Stelline, Institut français de Milan.

La serie delle opere esposte – Inaugurata Venerdì 9 Maggio al RISTOARTE TEMPLARI, (Corso Matteotti, 19 Brescia) – fa seguito alla mostra che si è svolta a Parigi nel mese di marzo 2014 e rientra nella logica del lavoro eseguito dall’artista sul tema del Mediterraneo, spazio aggregante di una cultura in costante rinnovamento.

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Pensando ai Girasoli di Van Gogh in Provenza, a Picasso e Mirò che immersero lo sguardo nelle proprie origini andaluse e catalane, e a Nicolas de Staël quel russo convertitosi al sud, egli ci propone una metafora solare del Mediterraneo.

Nel suo lavoro, Roberto Mangú sviluppa il proprio rapporto con il territorio attraverso un nomadismo che egli pratica da trent’anni e che lo ha condotto dalla Spagna in Italia, passando per la Francia, il Belgio e più lontano ancora…. Egli stabilisce un legame vitale con queste contrade che adotta come paesi di residenza, ancorando la propria concezione creatrice nel profondo radicamento in una cultura del sud. La sua pittura è una pittura in costruzione, in proiezione, nella quale egli utilizza un linguaggio potente e innovatore che esprime con forza il carattere enigmatico dell’arte nel suo rapporto con la vita, con il mistero, con il sacro. Di Mangú si potrebbe dire, citando Jules Roy a proposito di Camus, «Egli ha il senso della bellezza, del sole e di qualcosa che deve ancora essere…». Véronique Serrano (Direttrice del Museo Bonnard, Le Cannet) sottolineava parlando di lui nel catalogo Mar Adentro : “Roberto Mangú segue un percorso al margine di ciò che viene definito avanguardia.

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Non s’inscrive né negli stereotipi né nella moda; tuttavia, nulla in lui è una negazione del presente ma al contrario una germinazione di questo momento. Il tempo in lui non ha la fugacità degli artisti di ieri e di oggi. “Non è senza senza ragione se nel 2011 in occasione dell’apertura del primo Museo Bonnard del mondo,

Roberto Mangú firma un testo, profondamente ispirato, sulla propria «filiazione» con il maestro di Le Cannet.

Il tempo in lui non ha la fugacità degli artisti di ieri e di oggi. Mangú è proprio un «figlio di Bonnard», che come lui dedica la propria vita alla pittura.

Con Mangú, non siamo più nel tempo rapido dell’avanguardia, né in quello del passato, ma in un «tempo storico» questa terza via così difficile da percorrere. Nel 1998, Georges Fall, editore e mercante di spicco in un mondo “underground” disapprovatore gli dice:

«In definitiva, capisco, lei si riavvicina all’avventura dell’uomo».

Di Michela Cerea


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