Ha le idee chiare Simona Neri, giovane Sindaco del Comune di Laterina-Pergine Valdarno in Provincia di Arezzo. Risoluta nelle sue decisioni ha il dono dell’ascolto e del dialogo nonché una spiccata sensibilità verso un tema estremamente delicato: il gioco d’azzardo
“Sono venuta a contatto diretto con la dipendenza da gioco d’azzardo nel 2014 – afferma Simona- quando sono stata eletta per la prima volta Sindaco del Comune di Pergine Valdarno. Da quel momento ho iniziato ad incontrare persone del mio comune ma anche della provincia di Arezzo che mi chiedevano un aiuto. Una richiesta economica perchè nella peggiore delle ipotesi non riuscivano più a pagare le bollette, avevano perso il lavoro o addirittura la casa, oltre a non poter più sostenere le spese di mantenimento dei figli o dei familiari, la dove la famiglia esisteva ancora. Già, la famiglia. Prima, oltre ai soldi, questa malattia ti porta via i legami, quelli familiari e non solo, distrugge la socialità ed isola dentro ad una spirale che porta sempre più in basso. Queste persone venivano a chiedere un contributo economico, ma venivano a chiedere di essere salvate, chiedevano un aiuto e lo chiedevano velatamente, mai dichiaratamente. Manifestavano tutto il disagio dovuto ai loro comportamenti divenuti ormai incontrollabili, come una sorta di autodenuncia. Fu così che decisi di approfondire il tema, visualizzando anche i dati della raccolta “gioco” sul mio Comune. Pensi – prosegue Neri – si spendeva una cifra paragonabile al bilancio dell’intero Comune! Pensai anche al riflesso che questa spesa potesse avere sull’economia reale del mio territorio perchè in effetti i 650,00 euro pro capite che i cittadini del Comune spendevano sull’azzardo in un anno, si sarebbero potuti investire, in una piccola comunità quale è la nostra, per una pizza in più in famiglia, un taglio di capelli, uno spettacolo a teatro, prodotti per la cura di se stessi o dei propri figli. Disagio sociale e isolamento: la patologia, mi creda, è totalmente trasversale, colpisce uomini e donne di ogni età, non solo quelli appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, giovani, anziani, casalinghe o cittadini immigrati che non hanno una rete. L’impegno nasce da questa consapevolezza e dalla necessità di porre un freno al disagio sociale da un lato ed individuare un sistema di regole chiaro dall’altro.”
Sindaco, di questa che possiamo definire una “piaga sociale” si è discusso e si continua a discutere, cercando di intervenire attraverso i canali istituzionali. Nasce oggi il coordinamento nazionale sulle problematiche del gioco pubblico all’interno di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Lei rappresenterà la Toscana. Si tratta di un passo in avanti nella lotta al fenomeno?
“Si, un bel passo avanti. Di fronte a questa problematica l’Ufficio per le Politiche Sociali del Comune non basta, serve una forte collaborazione tra ASL, Forze dell’Ordine, mondo dell’associazionismo. Tutto questo si inserisce all’interno di un quadro legislativo che demanda la regolamentazione alle Regioni e che di conseguenza risulta caratterizzato da una differenziazione piuttosto spinta. In assenza di una Legge quadro nazionale a cui anche le Questure possano riferirsi per il rilascio delle autorizzazioni, i Comuni sono lasciati spesso soli a dover gestire le conseguenze del “gioco lecito” in Italia senza aver capacità di controllo della distribuzione territoriale degli apparecchi da gioco (se non per gli effetti delle Leggi Regionali che lo consentano) nè sugli orari di apertura degli stessi esercizi. Questo è il motivo per il quale ho deciso di impegnarmi a livello locale tramite il Comitato ValdarnoNoSlot; comitato nato dall’iniziativa delle amministrazioni e delle associazioni del mio territorio, ed il motivo per il quale poi, all’interno di Anci Toscana, ho coordinato come Responsabile una rete di Sindaci molto attivi sul contrasto alla patologia da gioco d’azzardo. L’obbiettivo è stato duplice: individuare una serie di azioni che gli Enti Locali potessero mettere in atto per contrastare lo sviluppo della dipendenza e sensibilizzare al “gioco sano”, ma anche collaborare nella stesura e nell’individuazione di regole quadro nazionali che possano consentire di gestire il comparto del “gioco lecito”, garantendo un’ autonomia decisoria ai Comuni che ultimi, nella filiera istituzionale, si trovano a far fronte alla gestione di un problema scio-sanitario molto complesso.
Simona, parliamo del suo impegno all’interno del Coordinamento. Quale sarà il primo contributo che intenderà portare?
In questo nuovo contesto potremmo parlare del “modello toscano”, entrando nel merito dei decreti attuativi della Conferenza Unificata (07.09.2017), ma anche soffermarci sull’ importanza di attivare il gioco tramite tessera sanitaria. Ritengo fondamentale mettere a disposizione l’esperienza e l’attività svolta all’interno di Anci Toscana per condividere le buone pratiche degli Enti Locali. Sarà poi necessario collaborare tra soggetti per l’individuazione di regole nazionali che possano riordinare il comparto e limitare lo sviluppo della patologia da gioco d’azzardo nella consapevolezza che l’autonomia locale dei Sindaci, primi responsabili della salute pubblica, venga salvaguardata e potenziata. Tutto ciò tenendo in primo piano il ruolo che esercitano le Forze dell’Ordine, la Commissione Parlamentare Antimafia, il Terzo Settore. Siamo consapevoli della necessità di condividere con loro misure di contrasto all’illegalità ed alle infiltrazioni criminali.