A cura di Eleonora Rizzo
Inizio col ringraziare chi ha reso possibile tutto questo, chi ha riposto fiducia in me, tanto da affidarmi una rubrica personale. Malgrado il mio approccio alla composizione sia avvenuto in maniera subitanea e piuttosto precoce, mai mi sarei aspettata di riscuotere favori e consensi in un così breve lasso di tempo. Inizialmente, l’introduzione allo spazio destinatomi, doveva differenziarsi in magniloquenza e ferocia verbale.
Ma oggi, considerato lo stato d’animo, causato dall’ abbattimento volontario e per mano di terzi (fanfaroni dediti al trollaggio e al malaffare), della pagina ” Comunisti per scelta, non per deviazione “, promotori continui di invettive e calunnie, gongolanti del loro squallido cinismo e rancore, zuppo di bassezza e falsità, animali allo sbaraglio, opterò per un linguaggio lineare e scorrevole.
Potrebbero insinuare la volontà di un culto personale e circoscritto a me stessa. Vi chiederete chi sia io, in realtà. In realtà apostrofata da nord a sud come il niente, da individui dei più disparati e mai visti una sola volta (e da qui si potrebbe intuire e lungamente argomentare sulla pochezza dell’essere umano), ho imparato ad apprezzare il termine a mia risorsa e mio vantaggio, dandogli una venatura esistenzialista, quasi alla Sartre. ” È il tutto che diventa niente, e il niente che diventa tutto “.
Benvenuti dunque nel mio mondo, uno dei tanti universi dove imperversa il verbo. Quasi a subire un influsso esoterico. Che determina ogni istante del mio quotidiano. Che rasenta punti inesplorati dell’essere.
Elegia al fardello
Eri diventata un fardello, greve, come quei pesi che squassano le articolazioni.
Le mie, già distrutte.
Eppure, già mi manchi.
Era un modo, per tenerci legati, per sorridere se non ridere, per umanizzare chi interagiva.
Eri la nostra creatura.
Un mezzo d’ informazione scomodo.
Sei stata uccisa da coloro che invocavano il tuo stesso ideale.
Freddata, perché scomoda.
Dilaniata, perché tante cose non devono e non possono sapersi.
Era il 2015, quando la pagina ” Comunisti per scelta, non per deviazione”, veniva creata.
Pensata lungamente, è stata più volte definita d’ avanguardia, forte, diretta, tagliente come una lama e dai contenuti rigogliosi, appaganti, a volte intenzionalmente grotteschi.
Doveva incarnare me, gli altri gestori, quasi fosse stata all’atto concepita.
Amata, discussa, condivisa, oggi fa parte dei cassetti, e dei recessi della memoria cui andremo ad attingere, quando saremo nostalgici.
Rigorosa, vigorosa, e messa da anni sotto assedio, rinascerai a nome di FREE ITALIA.
“PERCHÉ SE IL DOLORE DEGLI ALTRI, E’ SEMPRE DOLORE A METÀ “,
io non mi dolgo e non mi pento della mia libertà di espressione.
Dell’ esclusione di omertà.
Del non nascondermi, né fuggire innanzi alla realtà dei fatti.
O ancor peggio, tessere fili nell’ ombra, coadiuvato da invertebrati, per cogliere e ammantare.
Eleonora Rizzo