CORSO DI RECITAZIONE CINEMATOGRAFICA 2014/2015

Natale 2014

Corso di recitazione per cinema e tv – 1a annualità Scuola Biennale + workshop Lo strumento della voce 

Direzione: Massimiliano Davoli Angelo Orlando

Dei tanti corsi di recitazione, questo è l’unico che ha, come obiettivo chiaro e principale, quello di mettere assieme e coniugare perfettamente le tecniche di recitazione di base equelle necessarie a lavorare davanti a una macchina da presa.

La complessità e la specificità del cinema impongono conoscenze e competenze precise, fortemente caratterizzate da ritmi e gestioni del corpo e dello spazio completamente diverse da quelle necessarie a teatro: questo corso agirà di rimandi, di contaminazioni, di opposizioni, di scarti. La presenza di due professionisti “eccellenti” (Massimiliano Davoli e Angelo Orlando), ci permette di giocare d’anticipo, di rendere questa materia estremamente funzionale per tutti coloro che vogliono apprendere quelli che sono i meccanismi più intimi e articolati della messa in scena.

Messa in scena che, ovviamente, non può fare a meno di considerare le dinamiche di scambio che sussistono nei confronti di quelle che sono le altre professionalità tipiche del cinema e che deve tenere in considerazioni le macchine che partecipano alla realizzazione di un film.
Avere un’idea dell’illuminazione, dei movimenti di macchina, dei tagli dell’inquadratura e delle specificità del cinema sono elementi essenziali che vanno a coniugarsi perfettamente con tutti i riferimenti attoriali che certi film possono fornire.
Per questi motivi, gli allievi saranno chiamati, ben presto, a collaborare con altre figure – regista, direttore della fotografia, operatore, sceneggiatore, montatore – che garantiranno, coniugando i saperi, il massimo delle esperienze possibili.
Questo incrociarsi di professionalità – che avverrà fin da subito – troverà un ulteriore approfondimento nelle realizzazioni di fine anno, tra maggio e giugno: è questa la palestra definitiva che perfeziona le esperienze dei nostri corsi di recitazione e che permette a tutti i nostri allievi di provare il piacere che dà una delle più belle attività creative che esista al mondo.
IL CORSO
Gli inglesi con il termine “to play” intendono “recitare”. E in effetti di un gioco si tratta e, come tutti i giochi ben fatti, è strutturato da regole ben precise. Si può scegliere di giocare affidandosi completamente al proprio istinto oppure di seguendo le regole ma la cosa più difficile è farlo con naturalezza e istinto all’interno di una struttura salda, sicura. Concedersi l’insicurezza essendo sicuri di quello che si fa.
Per arrivare a fare questo bisogna prima di tutto conoscere quali sono i propri mezzi, fisici e mentali, e poi conoscere le regole della struttura.
L’OBIETTIVO
Recitare davanti a una macchina da presa non significa solo essere “naturali”. Questo è un tipo di naturalezza che porta solo all’essere banali. Molto più difficile è essere capaci di essere veri e al tempo stesso non superficiali, capaci di esprimere i molteplici livelli del personaggio. Essere e non rappresentare
Il corso mira allo studio e all’approfondimento della consapevolezza di ciò che si vede sullo schermo, della micro-recitazione, della concentrazione, del rilassamento, dell’ascolto. E prima di tutto al saper “leggere” le battute nel senso di saper capire quello che c’è dietro le parole del personaggio che, come noi nella vita di tutti i giorni, spesso ha un “pensiero nascosto”.

LA STRADA
Prima di tutto bisogna imparare a conoscere il mezzo che in questo caso corrisponde al nostro corpo e alla nostra voce. E alla nostra mente intesa come potere immaginativo e di controllo di tutto il resto.

Inizieremo da un lavoro di presa di coscienza del proprio corpo con esercizi che ci mettono in condizione di essere consapevoli di come si muove, delle motivazioni che lo portano a muoversi, del linguaggio del corpo consapevole e inconsapevole.

Subito dopo cercheremo di studiare uno dei più grossi poteri che abbiamo e che usiamo quasi sempre in modo del tutto inconsapevole: l’immaginazione. Esistono tanti modi per riuscire a “vedere” una situazione che in realtà non è li davanti ai nostri occhi, o per riuscire a reagire a una qualcosa che in realtà non ci hanno detto, e così via… ogni attore sviluppa con il tempo un suo particolare metodo, noi cercheremo di mettere le basi per Infine bisogna capire quali sono le regole del gioco. Analizzeremo diversi metodi recitativi ma soprattutto capiremo cosa vuol dire stare davanti a una macchina da presa. Il recitare senza parlare, la potenza di un respiro o di un cambio di sguardo, i movimenti dettati da una particolare inquadratura, il particolare linguaggio del corpo dentro un’inuqadratura e infine la cosa più importante di tutte.. l’ascolto.
Tutto questo sempre con uno sguardo attento al background cinematografico dal quale veniamo, quindi prendendo come spunto le scene dei film e gli attori che meglio rappresentano ciò di cui stiamo parlando.

PROGRAMMA

Parte prima: tecniche di base (docente: Massimiliano Davoli)

Il corpo dell’attore. Consapevolezza del movimento nello spazio e in relazione agli altri.
La voce dell’attore. Respirazione ed emissione.
Corpo e voce: il metodo Orazio Costa – la Mimesica
Lo spazio immaginativo attraverso il lavoro dell’improvvisazione.
Lo spazio immaginativo attraverso il metodo sensoriale.
Saper “leggere” un copione.
Il linguaggio del corpo.
Muoversi dentro un’inquadratura.
L’ascolto.
Il primo piano.
Parte seconda: specificità cinematografiche (docente: Angelo Orlando)
Partecipare a un film
Leggere una sceneggiatura
I tempi cinematografici
Lo spazio filmico
Confrontarsi con professionalità diverse
Lavorare con le macchine
Nuove derive della realtà digitale
Il nuovo cinema – tra televisivo e web.

UNA TESTIMONIANZA: ANGELO ORLANDO

Sono cresciuto vedendo film fin da bambino.  Alcune volte vedevo sempre lo stesso film tutto il giorno, al cinema. Il film finiva e io restavo in sala per tutte le altre proiezioni. Era mio padre che ci portava al cinema, a me e i miei fratelli.

A volte se ne andava e ci lasciava lì in custodia, sapendo che per noi il film era come una calamita. Sono cresciuto col mito della ripetizione. Trovavo sempre qualcosa di diverso in questo susseguirsi della stessa pellicola.

Scoprivo cose nuove nel già visto. Trasformavo così il mio presente senza saperlo. Era una necessità. Avevo cinque o sei anni. Il cinema era un modo di agganciarmi a qualcosa che sentivo più reale della realtà. Così come i bambini vogliono che le nonne gli raccontino sempre la stessa favola e a volte le correggono quando saltano alcuni punti, così un regista, un autore di cinema o un attore, devono aspirare al contatto con una forma perfetta della realtà immaginata. L’immaginazione va educata così, in una specie di gabbia da cui sforzarsi sempre di uscire. E quando non puoi uscire con il tuo corpo, lo devi fare con parti di te che osano spingersi molto più in là dello sguardo e della testa. Penso che le storie prima di essere immaginate, debbano essere viste. Così un attore, deve allenare sempre l’immaginazione per vedere e costruire in modo reale il proprio personaggio.


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