dal film di Saul Dib "Suite francese" con Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott-Thomas

“Suite francese”: l’amore ai tempi della guerra

dal film di Saul Dibb "Suite francese" con Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott-Thomas
dal film di Saul Dibb “Suite francese” con Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott-Thomas

“Suite francese”, film nelle nostre sale dal 12 marzo per Videa CDE, tratto dall’omonimo e ultimo romanzo della scrittrice ebrea russa Irène Némirovsky (da poco ripubblicato in Italia in una bella edizione della Newton Compton) risulta, fedele al libro ma concentrato sul secondo capitolo dello stesso (la complessa coralità letteraria dell’intera opera sarebbe stata davvero ostica da tradurre-ridurre per il grande schermo), una intensa storia d’amore e guerra nella Francia occupata dai nazisti durante il secondo confitto bellico.
Il focus cercato dal regista Saul Dibb è sostanzialmente un triangolo formato da Lucile (bella e sorprendentemente ‘francese’ Michelle Williams, la Marilyn di qualche film fa), nuora di un’acida e chiusa Madame Angellier (Kristin Scott-Thomas), donna austera cui manca il figlio partito per il fronte e, lo scopriremo solo più avanti, non senza colpe coniugali. Chiude la configurazione tripartita della storia Bruno von Falk (Matthias Schoenaerts), tenente tedesco cui viene destinata la ricca abitazione delle due donne per condurre le operazioni di controllo del territorio occupato.
Il libro non fu terminato dalla Némirovsky, che lo secretava agli editori prima di morire ad Auschwitz. Ma il libro, come le due figlie della romanziera, sopravvissero miracolosamente e solo nel 2004, oltre 50 anni dopo, l’opera ha visto la luce. La storia in sé del libro basterebbe a farne un film, che comunque nella trasposizione del regista mantiene una certa aderenza ai fatti narrati e, soprattutto, alla mano sublime della scrittrice nel descriverci sensazioni impalpabili, momenti di struggente malinconia e passioni, viceversa, selvagge, nascoste tra le note di una composizione musicale (quella che scrive il tenente von Falk seduto rispettosamente al pianoforte verticale di casa Angellier) di toccante semplicità.
Presunte o inevitabili brutalità militari germaniche e apparenti o reali nobiltà d’animo rurale francesi sono ribaltate o, almeno, sapientemente mescolate e anche confuse dalla Némirovsky, che nel film evapora in una storia d’amore sotterraneo e contrastato, del cui esito, per non tradire chi non abbia ancora visto il film, non diciamo. Ci sarà un sindaco fucilato, ci saranno alcune libertà nella sceneggiatura, che rendono tuttavia l’opera filmica più compatta e magari ‘sinfonica’ rispetto a quanto avrebbe voluto, ma non poté ottenere, Irène Némirovsky, che pure ha intitolato “Dolce” il movimento della suite scelta dagli autori del film.
Frammenti di un discorso amoroso dal carattere troppo sentimentale? Forse, eppure il buon esito di un film tratto da un capolavoro nascosto della letteratura mondiale è proprio quello di volare via, lontano dalle pagine, dritto al cuore dello spettatore. Dunque… buona visione!

Riccardo Palmieri

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