IL BULLISMO: UNA VERA PIAGA SOCIALE

Il bullismo:una vera piaga sociale.

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Scorrendo alcuni titoli di cronaca :

<<Bullismo, a 12 anni picchiata dalle compagne di classe:

L’hanno invitata a casa di una di loro. Poi senza motivo l’hanno percossa, costretta a mangiare un gelato con sale e limone, le hanno dato fuoco ai capelli.>>

<<Derisa dai bulli a scuola, si lancia nel vuoto a 12 anni a Pordenone è rimbalzata sulla tapparella aperta di una finestra al primo piano, che ha attutito la caduta>><<Un giovane di 10anni è stato vigliaccamente preso a pugni, calci, morsi e via dicendo dal alcuni compagni di classe>><<Quindicenne nel mirino di 4 bulli: le violenze come trofei sui social>><<A scuola mi dicevano :ucciditi si lancia da una finestra a 12 anni –

una ragazzina sola e in lacrime seduta nella sua cameretta davanti a un foglio di carta. Vuole scrivere il suo addio al mondo perché fra un minuto spalancherà la finestra e butterà via i suoi 12 anni>>.

E così via,come se rientrasse nella normalità quotidiana.

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Oggi come ieri,il bullismo, è una vera piaga sociale che le istituzioni e lo Stato,devono fermare con fermezza e in modo autorevole ,scendendo in prima linea per fermare questo indicibile fenomeno di violenza .E finalmente è stata raggiunta , dopo tre anni il cyberbullismo diventa legge. “Tre anni sono tanti, certo, – afferma ilQuestore della Camera, Stefano Dambruoso,l’importante che ora ci sia.
Entra per la prima volta nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. Bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo.

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Il minore sopra i 14 anni vittima di cyberbullismo (o anche il genitore) può chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccare i contenuti diffusi in rete. Se non si provvede entro 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy che interviene direttamente entro le successive 48 ore. Dalla definizione di gestore, che è il fornitore di contenuti su internet, sono comunque esclusi gli access provider, i cache provider e i motori di ricerca.

 

Inoltre in ogni istituto tra i professori sarà individuato un referente per le iniziative contro il cyberbullismo. Al preside spetterà informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo informatico e attivare adeguate azioni educative. L’obbligo di informazione è circoscritto ai casi che non costituiscono reato. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di prevenzione e contrasto puntando, tra l’altro, sulla formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti e la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, mentre ai singoli istituti è demandata l’educazione alla legalità e all’uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno anche polizia postale e associazioni territoriali.Ammonimento da parte del questore.

In caso di ingiuria, diffamazione, minaccia o trattamento illecito di dati personali via web, fino a quando non vi sia una querela o denuncia il cyberbullo, sulla falsariga di quanto già è previsto per lo stalking, potrà essere formalmente ammonito dal questore che lo inviterà a non ripetere gli atti vessatori. Insieme al minore sarà convocato anche un genitore. Gli effetti dell’ammonimento cessano al compimento della maggiore età.

Il cyberbullismo, frutto dell’attuale cultura globale in cui le macchine e le nuove tecnologie sono sempre più spesso vissute come delle vere e proprie estensioni del sé.

Gli sms, le e-mail, i social network, le chat sono i nuovi mezzi della comunicazione, della relazione, ma soprattutto sono luoghi “protetti”, anonimi, deresponsabilizzanti e di facile accesso, quindi perversamente “adatti” a fini prevaricatori come minacciare, deridere e offendere.

«I social sono una cosa bellissima ma possono essere positivi o negativi: sono lo strumento migliore per poter dire quello che si pensa e voi potete scegliere se dire una cosa importante o offendere gli altri ma non so quanto vi serva – ha detto Bebe Vio -invitata in Campidoglio lo scorso Maggio dalla sindaca Raggi Ci sarà sempre qualcuno che vi darà contro ma non c’è niente che potrà piacere a tutti, per questo vi dico di darvi da fare e di impegnarvi, perché se una cosa la volete dovete impegnarvi tanto per ottenerla. Di sicuro una cosa che può servire tanto a capire cosa vi piace ma anche a raggiungere i vostri obiettivi è lo sport: a me ha aiutato tanto e ha salvato la vita a tante persone».
Il bullismo fa parte della più ampia classe dei comportamenti aggressivi, può essere presente durante tutto l’arco di vita dell’individuo e assumere forme diverse a seconda dell’età è però sempre caratterizzato da intenzionalità, persistenza e squilibrio di potere.

In linea generale sono identificabili tre tipologie di comportamento aggressivo: violenza fisica diretta, aggressività verbale e relazionale – anche indiretta – caratterizzata spesso da violenza psicologica come diffamare, escludere, ghettizzare o isolare la vittima .

In genere le vittime di genere femminile reagiscono al sopruso con tristezza e depressione, i soggetti di genere maschile invece esprimono più spesso la rabbia . Inoltre, mentre le ragazze tendenzialmente denunciano le prepotenze subite e, se spettatrici di episodi di bullismo perpetuati ai danni di altri, reagiscono cercando di difendere la vittima. I ragazzi adottano più spesso un comportamento

omertoso e complice .

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Gli studi hanno evidenziato alcuni fattori che sembrano essere alla base del comportamento aggressivo. Sicuramente un ruolo importante è da attribuire al temperamento del bambino. Un atteggiamento negativo di fondo, caratterizzato da mancanza di calore e di coinvolgimento, da parte delle persone che si prendono cura del bambino in tenera età, è un ulteriore fattore importante nello sviluppo di modalità aggressive nella relazione con gli altri. Anche l’eccessiva permissività e tolleranza verso l’aggressività manifestata verso i coetanei e i fratelli crea le condizioni per lo sviluppo di una modalità aggressiva stabile. Un ruolo importante è ricoperto anche dal modello genitoriale nel gestire il potere. L’uso eccessivo di punizioni fisiche porta il bambino ad utilizzarle come strumento per far rispettare le proprie regole. E’ importante che siano espresse le regole da rispettare e da seguire ma non è educativo ricorrere soltanto alla punizione fisica. Queste non sono sicuramente le uniche cause del fenomeno, anzi, si può dire che esso è inserito in un reticolo di fattori concatenati tra loro. È, comunque, certo che le condotte inadeguate si verifichino, con maggior probabilità quando i genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno i figli o quando non hanno saputo fornire adeguatamente i limiti oltre i quali certi comportamenti non sono consentiti. Gli stili educativi rappresentano infatti un fattore cruciale per lo sviluppo o meno delle condotte inadeguate. È interessante sottolineare come il grado di istruzione dei genitori, il livello socio-economico e il tipo di abilitazione non sembrano essere correlate con le condotte aggressive dei figli. A livello sociale si è visto come anche i fattori di gruppo favoriscano questi episodi. All’interno del gruppo c’è un indebolimento del controllo e dell’inibizione delle condotte negative e si sviluppa una riduzione della responsabilità individuale. Questi fattori fanno sì che in presenza di ragazzi aggressivi anche coloro che generalmente non lo sono lo possano diventare.Alcune ricerche hanno dimostrato che non esiste correlazione fra la frequenza degli episodi di bullismo e l’ampiezza della scuola e della classe né tanto meno che il fenomeno si manifesti con maggior incidenza nelle grandi città. Per evitare che un bambino ansioso e insicuro diventi una vittima è importante che i genitori lo aiutino a trovare una migliore autostima, una maggiore autonomia e gli forniscano degli strumenti adeguati per affermarsi nel gruppo dei coetanei.


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