Un giro milionario per protesi scadenti
Guardia medica comasca sospesa dal servizio: sospetto di tangenti per le protesi
L’nchiesta della Procura di Monza che vede coinvolti molti professionisti ed anche un promoter. Il professionista indagato per alcune intercettazioni telefoniche.
Contro di lui, in un’ordinanza di oltre 500 pagine, ci sono un paio di intercettazioni. Sufficienti, però, perché il giudice delle indagini preliminari di Monza accogliesse la richiesta della Procura di sospenderlo dall’attività di medico convenzionato con l’Asl: si tratta di Aniello Iannaccone, di Cantù, ambulatori a Montorfano e a Cernobbio. Il nome del professionista lariano, che dal 2011 lavora nel servizio di guardia medica dell’azienda sanitaria comasca, compare nella lista delle persone indagate nell’ambito di una maxi inchiesta della Procura monzese su un presunto giro di tangenti nel mondo delle protesi ortopediche.
La Finanza ha eseguito complessivamente 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari a carico del promoter e del responsabile commerciale della multinazionale specializzata in protesi ortopediche, ma anche di alcuni medici di base della zona brianzola. Iannacone, che esercita come detto a Montorfano e Cernobbio, al momento è stato sospeso dal servizio in attesa di poter chiarire la sua posizione.
E’ scattata l’operazione”Disturbo” della Guardia di Finanza di Milano. Nel mirino anche la Ceraver Italia
Blitz, della Guardia di Finanza di Milano. Agli arresti domiciliari anche il chirurgo ortopedico Filippo Cardillo, che nella Bassa ha lavorato per molti centri di riabilitazione.
Si arricchivano sulla pelle dei pazienti, comprando e utilizzando protesi scadenti. E’ questa l’accusa che la Procura di Monza ha mosso nei confronti dei professionisti della sanità coinvolti nell’operazione “Disturbo”, scattata con il blitz dei militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano.
Secondo la Procura di Monza i medici avrebbero agito “per aumentare gli utili” di una multinazionale francese “anche a discapito della salute pubblica”. Nel mirino degli investigatori, oltre ai dottori, la società Ceraver Italia Srl. Le indagini si sono svolte tra il 2014 e il 2017 e hanno avuto origine da una denuncia di un dipendente del Policlinico di
Monza.
Ecco chi sono gli arrestati
Dietro le sbarre sono finiti gli ortopedici brianzoli Fabio Bestetti, Claudio Manzini e Marco Valadè, il promoter di Ceraver Marco Camnasio e il responsabile commerciale Denis Panico. Arresti domiciliari invece per Fabio Peretti di Ispra (Varese), Francesco Alberti di Fasdinovo (Massa Carrara), Carmine Naccari Carlizzi, Michele Massaro e Andrea Pagani (Milano), Paolo Ghiggiodi Ivrea (Torino), Davide Cantù di Lecco e Lorenzo Panico di Salerno. Carlo Santuccione di Capegatti (Pescara) era destinatario della stessa misura cautelare, ma niente di fatto per quest’ultimo perché deceduto e Filippo Cardillo di Boltiere (Bergamo), un luminario dell’ortopedia, questa l’immagine che appare scorrendo il suo (lunghissimo) curriculum. Un professionista di alto livello, originario di Caltanissetta, ma attualmente residente a Boltiere, dove aveva lavorato per diversi anni. Dopo le prime esperienze, per Cardillo, arrivano i ruoli dirigenziali partendo da quello come dirigente del servizio sanitario dell’accademia della Guardia di Finanza. E ancora dirigente al Centro poli specialistico Sanità San Marco a Bergamo, Riabilita ad Alzano Lombardo, nonché consulente tecnico di ufficio del Tribunale di Bergamo.Tra le esperienze professionali specialistiche ci sono quelle al Policlinico San Marco di Zingonia e all’Habilita di Ciserano, alla clinica Gavazzeni e all’Habilita di Bergamo, alla Medical Life di Calvenzano, al poliambulatorio Fisiomed alla Sanità San Marco a Treviglio.
Diversi i medici coinvolti e indagati a piede libero nell’indagine, ma deferiti in stato di libertà. Si tratta di Michele Bonanomi di Merate in provincia di Lecco, Marco Mandelli di Dalmine e Francesco Mangiardo di Cologno al Serio (Bergamo), Stefano Rosino di Varese, Olga Franchini di Lecco e Aniello
Iannaccone di Capiago Intimiano (nel Comasco). Obbligo di dimora per Ivano Caracciolo, residente a Bologna.Ormai un meccanismo ben collaudato i due rappresentanti della società pagavano tangenti – soldi, ma anche viaggi, cene, alberghi, biglietti aerei, partecipazioni a congressi, assunzione di personale – ai medici chirurghi per fa sì che questi ultimi scegliessero di acquistare – e quindi operare i propri pazienti – con le protesi fornite dalla loro società Dalle intercettazioni, in particolare, è emerso come i chirurghi coinvolti fossero perfettamente a conoscenza del fatto che le protesi utilizzate fossero scadenti. In una intercettazione un chirurgo dice esplicitamente: «Queste protesi fanno veramente cagare».
Fatto sta che è da verificare quanti pazienti ignari sottoposti a queste operazioni possano vivere questo martirio psicologico di vera paura ,che da un momento all’altro possano cedere le protesi a loro innestate .
Un giro milionario per protesi scadenti
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