Solo i casi più recenti: una giovanissima di 14 anni ha utilizzato Facebook per creare una pagina apposita per offendere e screditare pesantemente una sua coetanea; a Roma due ragazze liceali hanno picchiato e preso a schiaffi una loro compagna di scuola, mentre altre sei le lanciavano uova addosso. Si parla di bullismo femminile: bambine e adolescenti che arrivano ad esercitare astio, maldicenza, ricatto, vendetta, estorsione, percosse ed anche di più nei confronti di coetanei, maschi e femmine, ma anche di adulti. Nelle vittime tutto ciò comporta un progressivo abbattimento dell’autostima e conseguentemente in maniera variabile l’emergere di sentimenti di inadeguatezza, disturbi d’ansia con somatizzazioni, abbassamento del tono dell’umore sino al rivolgimento contro il Se ed al suicidio. I segnali di allarme possono essere individuati da improvvisi cambiamenti: rifiuto di andare a scuola, lamentando somatizzazioni varie pur di non incorrere dal subire la vittimizzazione da parte delle coetanee. calo del rendimento scolastico; isolamento con autoesclusione dai rapporti sociali, permanenza a casa e riduzione delle uscite con le amiche cambiamenti di abitudini sociali e relazionali cambiamento del comportamento da irrititabilità, mutacismo.
La bambina “bulla” impara ad utilizzare la seduttività come strumento di competizione ed affermazione nella gerarchia “gruppo dei pari” e soprattutto quale strumento di manipolazione e controllo nei confronti di ogni individuo considerabile quale possibile ed eventuale corteggiatore, con il quali instaurare una dinamica di egemonia compensatoria di situazioni svalutative personali (scarsa autostima di fondo, angoscia di essere abbandonata o peggio che accada quanto accaduto alla madre in caso di famiglie separate, ecc.). Alla base ci sono sempre traumi da “allocronia”, ovvero l’essere esposti a situazioni di esposizione emozionale ad esperienze giunte prima di una adeguata maturazione emozionale della bambina, come l’ erotizzazione precoce attraverso il coinvolgimento o l’ allusione, anche da spettatrice, a scene di carattere sessuale secondo i referenti sessuali dell’ adulto: la violenza assistita (aver assistito a maltrattamenti emozionali o economici verso la madre) è uno scenario ricorrente. Quello che potrebbe essere un normale processo maturativo, non rispettando i tempi evolutivi della Personalità, diventa un trauma non compensato che come danno produce una ipercompensazione proprio di quell’esperienza non ancora comprensibile e quindi non condivisibile in quel momento così precoce della parabola sviluppo evolutivo. La bambina utilizzerà quindi la dimensione e comportamentale di quanto considerato attribuibile ai caratteri sessuali dell’adulto per instaurare relazioni e confronti vantaggiosi per sé sia sul piano sociale che materiale (cyberbullismo, baby prostitute, lolitismo, ecc.). La bambina adultizzata a causa della ferita affettiva e relazionale non riparata (“vulnus” appunto) acquisisce una vulnerabilità attraverso la quale diventa vittima designata di individui altrettanto immaturi e portatori di rischio socio-relazionale ed affettivo-sessuale (clienti della mercenari età sessuale, prostituzione, sex offenders, stalkers, ecc.).Il bullo invece è caratterizzato da una maggiore fisicità ed è comunque la forma maggiormente visibile e studiata nel corso del tempo. E’ prevalente tra i maschi e spesso si manifesta già nelle fasce d’età più basse (scuola primaria) . I “segni” lasciati dal bullismo fisico e diretto possono essere facilmente scoperti da insegnanti e genitori, quindi l’intervento può essere più tempestivo, limitando i danni sulla vittima. Inoltre, la vittima può mettere in atto qualche tipo di difesa, ad esempio tentativi di fuga o lo stare nelle vicinanze degli adulti nei momenti di ridotta supervisione, come la ricreazione. Il bullismo fisico può essere suddiviso in sottocategorie:
a) atti aggressivi fisici e diretti: per esempio calci, pugni, spinte; azioni fisiche di diversi livelli di intensità, che lasciano ferite più o meno profonde sulla vittima;
b) danneggiamento della proprietà altrui: per esempio rompere lo zaino, bruciare libri;
c) furto o sottrazione di oggetti: per esempio il bullo e il suo gruppo bloccano la vittima e le sottraggono il denaro per la merenda o l’ultimo modello di cellulare.
Le giovani bulle prediligono alcune forme e modalità: il bullismo verbale che si concretizza in forme di insulto e derisione, che colpiscono l’autostima della vittima. Gli obiettivi sono umiliare la persona, spesso colpendola negli aspetti più intimi come ad esempio la sfera sessuale, e isolarla creandole attorno un ambiente ostile, che la lascia anche più esposta alle forme di aggressione fisica. Rispetto al bullismo fisico (più maschile), la differenza di diffusione tra maschi e femmine di quello verbale è meno netta. L’età di insorgenza del suo utilizzo è più tarda rispetto alla precedente categoria, proprio perché richiede l’uso di strumenti linguistici più evoluti. Come quello fisico, si può suddividere in sottocategorie: il manifesto dove il bullo e il suo gruppo rendono la vittima oggetto di scherno e di umiliazione verbale. Per lo più il contenuto dei commenti riguarda: aspetti personali della vittima (ad esempio caratteristiche fisiche, abbigliamento); aspetti relativi alla famiglia della vittima (ad esempio commenti sul divorzio dei genitori). Ancora tipico femminile è il bullismo relazionale: consiste nel produrre un isolamento sociale della vittima, colpisce la costruzione dei rapporti amicali. Questa forma di bullismo agisce in maniera profonda sull’immagine che l’individuo ha di sé come persona “socialmente” competente, sulla sua autostima. L’inserimento in un gruppo di coetanei è una tappa fondamentale dello sviluppo, in qualsiasi fascia d’età e nell’adolescenza ancora di più: ecco perché subire questo tipo di aggressione può avere conseguenze a lungo termine di disadattamento sociale molto importanti. L’abbandono scolastico, la delinquenza giovanile e disturbi psicologici sono alcune delle conseguenze a lungo termine frequentemente associate a difficoltà di relazione con i coetanei E’ difficile individuare questa tipologia di bullismo, proprio perché lascia meno segni manifesti sulle persone; gli stessi psicologi hanno inziato a parlarne solo dopo la metà degli anni 90. Anche questa tipologia si suddivide in sotto categorie: sociale dove i bulli lasciano in disparte la vittima; manipolativo nel quale il bullo interviene attivamente sui rapporti amicali della vittima, rompendoli e manipolandoli. La vittima, oltre a rimanere isolata, perde il supporto emotivo delle sue amicizie più intime; cyberbullismo (compreso il Sexting, ovvero la diffusione di proprie foto sessualmente attraenti a scopo di indurre relazioni da utilizzare poi in modo vantaggioso): atti di prevaricazione e prepotenza perpetrati attraverso l’uso delle nuove tecnologie (sms, mms, e-mail, chat, blog, social network…). Le forme più pervasive di attacco elettronico includono la diffusione di dicerie sulla vittima, svalutazioni e intimidazioni simili a quelle del bullismo verbale classico. Altri attacchi, invece, tipici del cyberspazio sono: la diffusione di brevi video o immagini non autorizzate della vittima e l’intasare la casella di posta elettronica del soggetto molestato fino a renderla inutilizzabile (cosidetto “bombing”). Anche il cyberbullying ha come caratteristiche peculiari l’intezionalità, la ripetitività e l’asimmetria di potere, tipiche del bullismo tradizionale.
Dottoressa Professoressa Cristina Siciliano