13° Forum Risk Management – Card. Giuseppe Betori: Firenze culla dell’azione di cura ospedaliera.

foto betori

“La Chiesa che rappresento in questa città porta con sé una lunga storia di cura della persona malata, al punto che essa può essere considerata la culla dell’azione di cura ospedaliera, un’esperienza che proprio nella città di Firenze ha visto affermarsi antiche istituzioni, oggetto di ammirazione dei contemporanei”. Con queste parole Sua Eminenza il Cardinale Giuseppe Betori ha iniziato il Suo intervento rivolgendosi ai numerosi presenti.

“Permettete, ha proseguito l’Arcivescovo di Firenze, che qui ricordi cosa dica nei Discorsi conviviali Martin Lutero, che passò per Firenze e forse vi si ammalò, riguardo agli ospedali in Italia, con riferimento probabilmente all’ospedale di Santa Maria Nuova: «Sono costruiti con edifici regali, ottimi cibi e bevande sono alla portata di tutti, i servitori sono diligentissimi, i medici dottissimi, i letti e i vestiti sono pulitissimi, e i letti dipinti. Appena viene portato un malato lo si spoglia di tutte le vesti […] gli si mette un camiciotto bianco, lo si mette in un bel letto dipinto, lenzuola di seta pura. Subito dopo vengono condotti due medici […]. Accorrono qui delle spose onestissime, tutte velate; servono i poveri e poi tornano a casa […]. L’ho visto a Firenze con quanta cura sono tenuti gli ospedali. Così anche le case dei fanciulli esposti, dove i fanciulli sono alloggiati, nutriti ed istruiti in modo eccellente; li abbigliano tutti con un medesimo vestito dello stesso colore e sono curati molto paternamente».

Quanto la Chiesa seminò nei secoli passati è stato raccolto come un dovere sociale dagli Stati moderni e, per quanto ci riguarda, ha trovato un’efficace indicazione nell’art. 32 della nostra Costituzione: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Un principio costituzionale che possiamo senz’altro affermare ha trovato piena attuazione solo con l’introduzione del Servizio Sanitario Nazionale.

Ma mentre ne ricordiamo il quarantesimo anniversario dell’istituzione, ha proseguito il Card. Betori, dobbiamo prendere atto che esso è oggi sospeso fra giudizi di eccellenza per l’alta aspettativa di vita o la gestione di determinate patologie e la necessità di revisione per la disomogeneità geografica della qualità dei servizi offerti, o per le ancora troppo lunghe liste di attesa o l’ancora carente informazione al paziente, o perfino per la scarsità degli investimenti in sanità come percentuale del PIL del Paese (vedi Report Osservatorio GIMBE 4/2018: “Il SSN nelle classifiche internazionali”).

Queste valutazioni sono importanti perché basate su parametri oggettivi capaci di cogliere l’effetto di salute sulla popolazione. Ma oltre ogni analisi di dettaglio rimane l’affermazione storica della universalità del sistema di cura, con la diffusione e il rinforzo dei principi di solidarietà e di accoglienza nella nostra popolazione che questo comporta. La tradizione della Chiesa è anche tradizione di solidarietà e accoglienza, ed ha contribuito a questo raggiungimento e ancora oggi vi contribuisce con le sue strutture convenzionate.

Ma la celebrazione non sarebbe sincera se non indicasse anche nuovi traguardi a cui tendere. Oggi non basta fare manutenzione del sistema, rimediare le manchevolezze, perché la rivoluzione genetica e informatica introducono tutta la società, e quindi a maggior ragione il suo sistema di cura, in una tappa evolutiva nuova, verso i grandi investimenti della medicina di precisione, verso la necessità di governo dell’accesso ad ogni informazione anche medica in modo che non si prescinda dalla qualità della sua fonte, verso la maggiore possibilità di manipolazione delle coscienze indotta dalla rincorsa alla democrazia diretta non istituzionalmente mediata, o anche verso una ingegnerizzazione così spinta del sistema di cura da relegare in un angolo e limitare alle sole situazioni drammatiche ed eccezionali – come quelle delle cure palliative o delle cure intensive neonatali e pediatriche – l’attenzione alle relazioni di cura, pure enfatizzate di recente nel codice di deontologia medica e ora anche nel dispositivo legislativo sul consenso informato (legge 219/2017).

Riuscirà il sistema a superare questo passaggio evitando le scorciatoie della selezione, dell’impoverimento del sistema pubblico, della perdita di riferimento al territorio, del nudging per convincere alla prevenzione, della autodeterminazione come unico principio etico per risolvere le situazioni più difficili e drammatiche? Questo convegno, col suo programma, mostra di essere consapevole dell’importanza di questo passaggio. Guardo, ha concluso il Card Betori, con fiducia e speranza alla competenza e alla sensibilità sociale ed etica dei partecipanti


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