Gioco d’azzardo: Simona Neri punta su Tessera Sanitaria e lavoro ANCI

 

 simo nuova

“I miei cittadini prima e il gioco d’azzardo.…uguale, diciamo “primus inter pares”. L’attivissimo Sindaco Simona Neri risponde così ad una nostra domanda che ha del provocatorio. La sensibilità di questo amministratore pubblico traspare dal suo comportamento di donna attenta alle problematiche amministrative e a quelle sociali, facendo capire che quando si è chiamati ad un ruolo pubblico bisogna dare il meglio di se’ senza risparmiarsi. Gioco d’azzardo, un tema o meglio una problematica seria che interessa la collettività  e che ha bisogno di strategia, risposte politiche concrete, coordinamento tra i vari soggetti che operano nel settore. Scontato che arrivi subito una prima proposta dal primo cittadino di Pergine Valdarno-Laterina

Simona, spesse volte Lei si è soffermata sull’importanza di associare l’attivazione e il controllo del gioco attraverso la tessera sanitaria. Ritiene questa una soluzione valida su cui lavorare per cercare di risolver il problema?

“Sono consapevole che AWP (macchinette che si trovano nei bar)  e VLT ( macchinette che si trovano nelle sale slot) siano solo una parte del complesso mondo dell’azzardo (di cui fanno parte anche lotterie istantanee, scommesse, gioco online, etc..) anche se l’automatico è un settore che da solo rappresenta il 50% circa della raccolta totale dell’azzardo in Italia, che ricordiamo, nell’anno 2017 ha superato i 100 miliardi di euro. Il tema dell’attivazione delle così dette “macchinette” con la tessera sanitaria, tanto per cominciare, potrebbe venire incontro alla risoluzione di svariate problematiche sociali, sanitarie e non solo. Tanto per cominciare viene da chiedersi come mai si stimi che oltre il 5% del totale dei giocatori patologici sia minorenne, dal momento in cui il gioco di cui si parla è vietato ai minori: l’accesso al gioco tramite un documento di riconoscimento potrebbe ovviare al “malfunzionamento” dei controlli attuali. In secondo luogo pensiamo a quanto potrebbero risultare utili i dati che potrebbero essere estrapolati da un’eventuale creazione di una banca dati, con accesso coerente alle norme sulla privacy e strettamente ad uso medico, dove si leggano le abitudini di gioco del giocatore: tempi medi di giocata, tipologia di gioco prevalente, soldi puntati. Uno studio approfondito di queste informazioni potrebbe certamente aiutare psicologi e psichiatri a capire qualcosa in più circa le modalità di progressione e nascita della malattia, dal gioco occasionale, al gioco abituale, a quello problematico fino a quello patologico. Accanto a questo si potrebbero identificare quegli utenti, definiamoli come “casi limite di spesa”, su cui effettuare controlli incrociati a cura del la Guardia di Finanza per capire se effettivamente tali giocatori possano permettersi certi standard di spesa mensile o se ci siano sospette casistiche di riciclo di denaro sporco e quindi presenza di infiltrazioni criminali alle spalle dello stesso soggetto. Una misura insomma che potrebbe, da sola, apportare molti benefici nel contrasto al gioco d’azzardo patologico ed anche ai fenomeni di illegalità.”

La necessità di un coordinamento nazionale all’interno di Anci sul tema del gioco d’azzardo, presuppone che vi sia la volontà di aiutare il legislatore ad arrivare ad una regolamentazione nazionale. Quale sarà il peso politico e il ruolo operativo che eserciteranno gli Enti Locali in questa fase?

“Senza dubbio, gli Enti Locali avranno la possibilità ed anche il dovere di illustrare la complessità della gestione di questo comparto in mancanza di una Legge quadro nazionale ma anche la necessità di scrivere un testo che sia in grado di affrontarne tutte le sfaccettature in modo da salvaguardarne l’autonomia. Cominciamo dalle difficoltà che derivano dal recupero e dal reinserimento in una rete sociale del giocatore d’azzardo, il sostegno alla famiglia, la necessità di attivare dei percorsi condivisi non solo all’interno dell’Ente Locale ma con consulenti legali, medici, in alcuni casi forze dell’ordine; proseguiamo con la complessità delle pratiche SUAP in capo ai Comuni derivanti dalle nuove aperture di punti gioco (licenze comunali ex articolo 86 del TULPS); aggiungerei la difficoltà nella gestione della sicurezza pubblica, soprattutto quella dei piccoli comuni con limitato personale interno delegato alla Polizia Municipale, dal momento in cui molto spesso i locali contenenti macchinette sono bersaglio di frequenti episodi di micro-criminalità. Senza contare che da un approfondito lavoro condotto dalla Commissione Parlamentare Antimafia sul tema dell’illegalità sul comparto dell’azzardo, argomento su cui la già Presidente Rosy Bindi ha dimostrato estrema sensibilità, risulta che le infiltrazioni mafiose hanno trovato terreno molto fertile sul settore dell’automatico e delle scommesse. Credo che gli Enti Locali in relazione alle proprie esperienze interne ed in conseguenza al quadro legislativo regionale di proprio riferimento, possano evidenziare strategie per risolvere alcune delle difficoltà legate alla gestione di questo comparto.”

Simona, in tema di ludopatie, Lei ha voluto sottolineare le buone pratiche che le amministrazioni locali, a cominciare dal suo Comune, hanno saputo adottare in questi ultimi anni. Quali sono, ad oggi, le principali in essere e a quali risultati hanno portato?

“A marzo del 2017 in Anci Toscana abbiamo messo a punto e distribuito presso tutte le Amministrazioni Comunali toscane una “bozza tipo” di Regolamento sul Gioco Lecito. E’ stato un primo importantissimo segnale partito dalla sensibilità di molti amministratori locali e scritto con il contributo prezioso e costante degli operatori della sanità e del terzo settore. In sintesi il regolamento comunale consente agli Enti Locali di inserire ulteriori luoghi sensibili all’interno dei propri territori dai quali mantenere la distanza di 500mt per l’apertura di centri di scommesse e di spazi per il gioco con vincita in denaro, oltre ai locali di proprietà comunale, oratori, biblioteche, musei, giardini pubblici, ospedali, ambulatori medici, centri di primo soccorso, centri di recupero psichico e motorio, case di cura, strutture ricettive per categorie protette, fermate del pubblico trasporto, sportelli bancari o bancomat, agenzie di prestiti e pegni, “compro-oro”. Inoltre viene  vietata, in qualunque forma e qualsiasi modalità, la pubblicità di prodotti di gioco pubblico nell’ambito del territorio comunale. Il Regolamento consente al Comune, in caso di richiesta di sovvenzioni economiche da un cittadino residente e le cui finanze siano state gravemente dissestate dal gioco patologico, di concedere tali contributi solo se lo stesso cittadino accetta di attivare un percorso terapeutico di sostegno e cura da effettuarsi presso il competente Ser.D. Accanto a questo tipo di iniziativa che ha già come grande pregio iniziale quello di portare in una sede istituzionale (commissioni comunali e Consiglio Comunale) l’argomento del gioco d’azzardo patologico, molti Comuni hanno avviato percorsi di collaborazione e sensibilizzazione sul tema all’interno delle scuole e con il terzo settore, facendo conto anche sui finanziamenti che la Regione Toscana ha previsto per queste attività all’interno del proprio piano di contrasto al gioco d’azzardo patologico.”


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