Oggi 29 settembre. Cinquant’anni fa: ” Seduto in quel caffè, io non pensavo a te”

Oggi 29 Settembre.Cinquant’anni fa -“SEDUTO in quel caffè, io non pensavo a te”.

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Con queste parole 29 settembre cantata dall’Equipe 84 entrò cinquant’anni fa nella memoria collettiva. La canzone scritta da Mogol sulla musica di Lucio Battisti descrive una fugace notte d’amore come fosse un sogno, finché il sole del mattino dirada la nebbia e ridisegna con precisione i contorni. La musica sale in un crescendo vorticoso e uno speaker alla radio pronuncia le date del 29 e del 30 settembre, togliendo ogni dubbio, è tutto vero. Tra la primavera e l’estate, 29 settembre restò per due mesi prima in classifica, diventando il primo successo dello straordinario sodalizio artistico tra Mogol e Battisti. Lucio però non l’aveva voluta cantare, stanco delle critiche alla sua voce e deluso dal debole risultato del suo primo 45 giri, Per una lira. Per questo Battisti l’affidò all’Equipe 84 e alla voce di Maurizio Vandelli, che l’arrangiò dandole una veste psichedelica, in linea con quanto avveniva nel rock anglosassone.

Vandelli, sono passati cinquant’anni.
“Cinquant’anni, chi l’avrebbe mai detto? Ci sarebbe quasi da fare gli scongiuri”.

La canzone è ancora bellissima.
“È soprattutto ancora moderna, ne parlavo con un musicista inglese qualche giorno fa, secondo lui è un capolavoro”.

Per molti segnò la nascita del rock psichedelico italiano.
“Renzo Arbore sostiene che ammazzò il beat, e se con 29 settembre muore il beat allora io ho tirato la corda ed è scesa la ghigliottina”.

Lei oltre a cantare curò la produzione musicale.
“Sì e Lucio apprezzò molto. Decidevo io, ovviamente ascoltavo le critiche degli altri, ma era a me che spettava la decisione finale. E pensare che quando la feci sentire, in molti mi diedero del pazzo”.

Quando l’ascoltò la prima volta?
“Me la fece ascoltare Lucio, eravamo negli studi della Ricordi a Milano e mi disse, con quel suo romanesco: “Ahò, Mauri’, trovamo un piano che te devo fa’ sentì ‘ na cosa”. Si è sistemato al pianoforte ed è partito: “Seduto in quel caffè, io non pensavo a te…” e poi disse “29 settembre”. Fin lì ascoltavo, ero un po’ ipnotizzato ma del resto quando Lucio cantava aveva un magnetismo straordinario. Quando è partita la frase “… poi d’improvviso lei sorrise” ho fatto un salto sulla sedia: gli ho detto fermo, ricomincia daccapo, perché lì ho capito che si trattava di un capolavoro”.

Più della stranezza dello speaker nell’introduzione?
“Quella era una follia tutta mia, come il fatto di suonare in due quarti, una cosa fuori dal mondo. Ma lo speaker era necessario perché volevo creare l’atmosfera del passaggio da un giorno all’altro. Per la voce del giornale radio avrei voluto il mitico “orecchione Paladini” (Riccardo Paladini, ndr) che leggeva il telegiornale ma lui rifiutò, o forse non lo trovarono, non ricordo, e allora arrivò un altro dal tg a fare la voce”.

Mogol dice che l’idea fu sua.
“La mia memoria dice che io volevo il giornale radio e lo speaker, e così nacque la frase: “giornale radio, oggi 29 settembre”. Oggi alcuni direttori artistici rivendicano l’idea, io a questo punto rispetto la memoria di tutti. Esistono versioni discordanti su molte cose: ad esempio, ricordo che fui io a portare Lucio alla Ricordi, ma, anche qui, molti dicono che non fu così. L’avevo incontrato a Sanremo che suonava la chitarra e canticchiava nel gruppo dei Campioni. Quando in seguito, nel 1968, venne al Cantagiro con Balla Linda, prima di salire sul palco s’attaccò al mio braccio tremando per la paura: quasi lo spinsi in scena. Quando scese, dopo un applauso fragoroso, mi guardò come fosse un’altra persona, dottor Jekyll e Mr. Hyde, e mi disse: “A Maurì, nun me ferma più nessuno” “.

Era simpatico.
“Molto, non ho mai dato retta a chi lo definiva scontroso. Lucio era così, una frase e ti folgorava. Una volta eravamo a casa mia a provare e a registrare un provino di Vendo casa per i Dik Dik e mi disse: “Io ho imparato a cantare da te”, mi stupì, non faceva mai complimenti a nessuno dunque ero molto contento, mi inorgoglii ma dopo una pausa aggiunse, “però ho corretto tutti i tuoi errori” “.

Cosa rappresentò 29 settembre per l’Equipe 84?
“Quando hai un grande successo nascono i problemi perché poi devi riuscire a superare te stesso e non è semplice. Noi eravamo un gruppo che sfornava successi, Io ho in mente te, Un angelo blu, Tutta mia la città, ma 29 settembre forse perché non era una canzone tradizionale, perché non era beat, perché la batteria veniva su solo all’ultimo minuto, è stata ed è unica. Io ero un ricercatore, siamo stati il primo gruppo in Italia a incidere con una sinfonica per Nel cuore nell’anima e anche 29 settembre era anomala, aveva un intro in 2/4, era una canzone fuori dalla musica per com’era stata fino a quel momento”.

Anticipò di qualche mese le atmosfere psichedeliche di Sgt Pepper’s dei Beatles .
“Noi e i Beatles eravamo in sintonia. Per esempio, aprimmo la nostra boutique l'”Equipe 84 bazaar” con i vestiti e i foulard, e dopo poco lo fecero anche loro. Quando vennero in Italia chiesero loro se ci fosse un gruppo che apprezzavano da noi. Dissero l’Equipe: “L’unico in linea con i tempi””.

Anche la copertina del 45 giri era piuttosto psichedelica.
“Era una foto di Mario Schifano, fatta su certi specchi deformanti che avevamo nella casa comune, quella che poi diventò casa mia”.

Due anni dopo la vostra, uscì la versione di Lucio Battisti.
“Non voglio offendere Lucio ma mi sembrò una citazione, quasi per far vedere com’era nata, sapeva che non poteva battere la nostra”.

In un ideale podio per Equipe 84 e per Battisti, in che posizione vede 29 settembre?
“Per
il nostro pubblico è al primo posto a pari merito con Io ho in mente te. Per Lucio, a parte Emozioni – ero presente alla registrazione e ci siamo tutti commossi – sul podio La luce dell’Est e Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi “. Ricordi indimenticabili…….


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